“Geralt: E perché, signore, tutto deve rimanere com'è?
Ostrit: Questo non deve riguardarti, dannazione.
Geralt: E se lo sapessi già?
Ostrit: Va' avanti, sono curioso.
Geralt: Sarà più facile detronizzare Foltest, se la strige tormenterà ancora di più la gente. Se la follia del re finirà per dare la nausea ai nobili e alla plebe, non è vero? Sono venuto qui passando per Redania, per Novigrad. Là corre voce che a Wyzima ci sia chi guarda a re Vizimir come a un liberatore, a un vero monarca. Ma io, signor Ostrit, non m'interesso né di politica, né di successioni al trono, né di rivolgimenti di palazzo. Io sono qui per eseguire un lavoro. Non avete mai sentito parlare di senso del dovere e di comune onestà? Di etica professionale?
Ostrit: Attento, non dimenticare con chi stai parlando, vagabondo! Ne ho abbastanza, non sono abituato a discutere con chicchessia! Ma guardatelo… l'etica, i codici, la morale?! E da che pulpito viene la predica? Da un bandito che appena arrivato ha commesso tre assassini. Che si è profuso in inchini al cospetto di Foltest e alle sue spalle ha mercanteggiato con Velerad come un bandito prezzolato. E tu osi alzare la cresta, servo? Fingere di essere un Saggio? Un veggente? Un mago? Tu, strigo schifoso! Via di qui, prima che ti sbatta il piatto della spada sul muso!”
Argomenti
tre-giorni , ancora , assassinio , assassino , attento , bandito , codice , commesso , comune , cospetto , cresta , curioso , dannazione , dovere , essere , etica , finire , follia , gente , guardia , inchino , interesse , lavorio , lavoro , liberatore , liberatoria , mago , monarca , morale , muso , nausea , nobile , onesto , palazzo , piatto , plebe , plebeo , politico , predica , pulpito , re , rivolgimento , saggio , senso , servo , signora , signore , signoria , spada , spalla , successione , trono , vagabondo , veggente , vero , via , voce , venuta , avanti , primaAndrzej Sapkowski 90
scrittore polacco 1948Citazioni simili

Variante: "Ti tratterrai molto a Blaviken?"
"Poco. Non ho tempo per spassarmela. Arriva l'inverno."
"Dove alloggerai? Perché non da me? C'è una stanza libera in soffitta, perché farsi pelare da quei ladri di locandieri? Così mi racconterai che cosa succede nel vasto mondo."
"Volentieri. Ma che cosa ne dirà la tua Libusze? L'ultima volta ho notato che non mi ama alla follia."
"In casa mia le donne non hanno voce in capitolo. Però, detto tra noi, in sua presenza non rifare il numero che hai fatto l'ultima volta che hai cenato da noi."
"Alludi al fatto che ho lanciato la forchetta contro un ratto?"
"No, alludo al fatto che l'hai colpito, con tutto che era buio."

Miecz przeznaczenia
La spada del destino
Variante: «Che ne dite? Sul ponte mi avete strappato una promessa. Vi premeva avere un bambino da prendere con voi come apprendista strigo, nient'altro. Perché quel bambino dovrebbe essere inatteso? Perché non potrebbe essere il contrario? Io ne ho due, che uno dei due studi da strigo. È un mestiere come un altro. Né migliore né peggiore.»
«Sei sicuro che non sia peggiore?» chiese piano Geralt.
Yurga socchiuse gli occhi. «Difendere la gente, salvare loro la vita, a vostro parere è una cosa buona o cattiva? Quei quattordici sull'altura, e voi sul ponte, che cosa avete fatto, del bene o del male?»
«Non lo so, Yurga. A volte mi sembra di saperlo. Vorresti che tuo figlio avesse certi dubbi?»
«Che li abbia pure. Perché sono una cosa umana e buona», rispose il mercante con aria seria.
«Che cosa?»
«I dubbi. Solo il male, signor Geralt, non ne ha mai. Ma nessuno sfugge al proprio destino.»

Miecz przeznaczenia
Variante: «Signore, avete tutta la coscia gonfia. E la febbre vi consuma...»
«Vada a farsi fottere la febbre. Yurga?»
«Sì, signore?»
«Ho dimenticato di ringraziarti...»
«Non siete voi che dovete ringraziare, signore, ma io. Siete stato voi a salvarmi la vita, a ridurvi così per difendermi. E io? Io che cosa ho fatto? Ho medicato un uomo ferito e privo di sensi, l'ho caricato sul carro, non l'ho lasciato crepare? È una cosa normale, signor strigo.»
«Non poi così normale, Yurga. Sono già stato abbandonato... in simili situazioni... come un cane...»
Il mercante, la testa bassa, rimase in silenzio. «Eh, sì, viviamo in un mondo schifoso. Ma non è una buona ragione perché facciamo tutti gli schifosi. Abbiamo bisogno del bene. A me lo ha insegnato mio padre e io lo insegno ai miei figli.»