“Abitando in città, non possedevo una reale conoscenza diretta delle condizioni degli animali d'allevamento e, prima di leggere Gandhi, nessun interesse al riguardo. Dopo che venni sedotto dal pensiero di Gandhi, capii che dovevo rendere visibile l'invisibile; dovevo, per così dire, entrare nelle stalle e vedere cosa vi succedeva.”

—  Tom Regan , libro Gabbie vuote

Origine: Gabbie vuote, p. 139

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 04 Giugno 2020. Storia
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Tom Regan 52
filosofo statunitense 1938–2017

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“Sulla terra noi vediamo l'Invisibile attraverso il visibile. Dopo la morte vediamo il visibile attraverso l'invisibile.”

Léon Bloy (1846–1917) scrittore, saggista e poeta francese

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“Gandhi è stato indubbiamente il pacifista più influente del XX secolo. Il successo che ha riportato nel costringere l'impero britannico a ritirarsi dal subcontinente indiano ha fatto scendere il pacifismo dalle altezze dei precetti religiosi e gli ha dato nuova rilevanza politica. Un pacifismo di quel tipo richiedeva indubbiamente un tipo di coraggio da parte di chi lo praticava e costituiva un attacco diretto all'ingiustizia. […] tuttavia è chiaro che la politica della nonviolenza di Gandhi si può limitare soltanto ad una gamma limitata di conflitti umani. Faremmo bene a riflettere sul rimedio suggerito da Gandhi per l'Olocausto: egli credeva che gli ebrei si sarebbero dovuti suicidare in massa, in quanto tale atto "avrebbe reso il mondo ed il popolo tedesco consapevoli della violenza di Hitler". Potremmo chiederci cosa avremmo fatto in un mondo pieno di pacifisti dopo essere stato così "risvegliato": forse si sarebbe suicidato a sua volta? […] Quello di Gandhi era un mondo in cui altri milioni di persone sarebbero morte nella speranza che i nazisti un giorno iniziassero a dubitare della bontà del loro Reich. Ecco che ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale: quando il vostro nemico non ha scrupoli, i vostri stessi scrupoli si trasformano in un'arma nelle sue mani.”

Origine: George Orwell, “Reflection on Gandhi”, in “The Oxford Book Essay”, s cura di J. Gross, Oxford University Press, 1949, p. 506
Origine: La fine della fede, p. 173

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