Frasi da libro
Inferno
L'Inferno è la prima delle tre cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri, corrispondente al primo dei Tre Regni dell'Oltretomba e il primo visitato da Dante nel suo pellegrinaggio ultraterreno, viaggio destinato a portarlo alla Salvezza. Il mondo dei dannati, suddiviso secondo una precisa logica morale derivante dall'Etica Nicomachea di Aristotele e frutto della somma e della sintesi del sapere a lui contemporaneo. L'inferno dantesco è il luogo della miseria morale in cui versa l'umanità decaduta, privata ormai della Grazia divina capace di illuminare le azioni degli uomini. Le successive cantiche sono il Purgatorio ed il Paradiso.

“Nessun maggior dolore
Che ricordarsi del tempo felice
Nella miseria.”
The Divine Comedy (c. 1308–1321), Inferno

“Lo giorno se n'andava, e l'aere bruno
toglieva li animai che sono in terra
da le fatiche loro.”
The Divine Comedy (c. 1308–1321), Inferno

“Ché tutto l'oro ch'è sotto la luna
e che già fu, di quest'anime stanche
poterebbe farne posare una.”
The Divine Comedy (c. 1308–1321), Inferno

“E tu che se' costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti.”
The Divine Comedy (c. 1308–1321), Inferno

“Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate.”
The Divine Comedy (c. 1308–1321), Inferno

“Superbia, invidia e avarizia sono
le tre faville c'hanno i cuori accesi.”
The Divine Comedy (c. 1308–1321), Inferno

“La dimanda onesta
si de' seguir con l'opera tacendo.”
The Divine Comedy (c. 1308–1321), Inferno

“Io non piangëa, sì dentro impetrai.”
The Divine Comedy (c. 1308–1321), Inferno

“Sì e no nel capo mi tenzona.”
The Divine Comedy (c. 1308–1321), Inferno

“Quanto la cosa è più perfetta,
più senta il bene, e così la doglienza.”
The Divine Comedy (c. 1308–1321), Inferno