Frasi da libro
Sonetti romaneschi
I Sonetti romaneschi sono una raccolta di sonetti scritti in dialetto romanesco da Giuseppe Gioachino Belli durante il XIX secolo. Si tratta della produzione più corposa di poesie durante l'Ottocento: consta di ben 2279 sonetti, un compendio delle contraddizioni della plebe romana, i cui personaggi sono di volta in volta strumenti e bersagli della satira; tipi umani, psicologici e sociali - che oscillano in un registro che va dal comico all'ironico al grave - ben rappresentano la diversità di un microcosmo unico, ma anche esprimono opinioni individuali, di gruppo o corali.

“Panza piena nun crede ar diggiuno. (I: da La madre poverella, sonetto 914 del 18 febbraio 1833)”
II: titolo del sonetto 673 del 27 dicembre 1832
Sonetti romaneschi

“Io nun vojjo ppiù gguai: me chiamo ggesso | cor una mano scrivo e un'altra scasso.”
da Antri tempi, antre cure, antri penzieri, sonetto 438 del 10 novembre 1832
Sonetti romaneschi

“Pe una meluccia, c'averà ccostato | mezzo bbaiocco, stamo tutti a ffonno!”
da Er primo bboccone, 253
Sonetti romaneschi