Tito Lívio: Frasi popolari (pagina 2)

Frasi popolari di Tito Lívio · Leggi le ultime citazioni e frasi celebri nella raccolta
Tito Lívio: 243   frasi 45   Mi piace

“Le lotte fra le fazioni furono sempre e saranno per i popoli di maggior danno, che non le guerre esterne, che non la fame, le epidemie.”

IV, 9; 2006
Certamine factionum fuerunt eruntque pluribus populis magis exitio, quam bella externa, quam fames morbive.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“Nelle cose difficili, come nelle cose lievi, i consigli rigorosi formano una sicurezza per chi li riceve.”
In rebus asperis et tenui spe fortissima quaeque consilia tutissima sunt.

Lucio Marcio: XXV, 38

“L'inganno viene alla luce da solo nonostante tutte le cautele adottate agli inizi.”

XLIV, 15; 1997
Ipsam se fraudem, etiamsi initio cautior fuerit.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL

“Contro individui concordi, anche la potenza dei re s'infrange: ma la discordia e la sedizione offrono infiniti vantaggi agli avversari.”

Tito Quinzio Flaminino: XXXIV, 49; 2006
Adversus consentientes nec regem quemquam satis validum nec tyrannum fore: discordiam et seditionem omnia opportuna insidiantibus faciunt.
Ab urbe condita, Libro XXXI – Libro XL

“Le amicizie devono essere immortali, e mortali le inimicizie.”

Quinto Cecilio Metello: XL, 46; 1997
Vulgatum illud, quia verum erat, in proverbium venit, amicitias immortales, <mortales> inimicitias debere esse.
Ab urbe condita, Libro XXXI – Libro XL

“Un soldato deve confidare sulla sua spada e sul suo coraggio, non perdere tempo ad adornarsi di oro e argento. […] Un soldato deve adornarsi del suo valore.”

Lucio Papirio Cursore: IX, 40; 1997
[H]orridum militem esse debere, non caelatum auro et argento sed ferro et animis fretum. […] Virtutem esse militis decus.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“I funerali dei grandi uomini erano resi splendidi, non dalle spese sostenute, ma dalla esibizione delle immagini degli antenati.”

sommario del libro XLVIII; 1997
[I]maginum specie, non sumptibus nobilitari magnorum virorum funera solere.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Il redattore della periocha ci riferisce che Livio ci informa sulle abitudini della Roma Repubblicana.

“È raro che agli uomini vengano concessi, nello stesso momento, successo e lungimiranza.”

XXX, 42; 1997
[R]aro simul hominibus bonam fortunam bonamque mentem dari.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“Sono i cuori di chi ha ricevuto un beneficio, il forziere più prezioso.”

XLV, 42; 1997
Beneficia gratuita esse populi Romani; pretium eorum malle relinquere in accipientium animis quam praesens exigere.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Nel contesto la frase è seguita da "la restituzione avverrà in termini di stima e gratitudine" che fa comprendere meglio il senso dell'espressione. Letteralmente in latino la frase significa: "I benefici, il popolo romano li elargiva senza contropartita e preferiva riporre il prezzo del riscatto nell'animo dei beneficiati piuttosto che convertirlo in denaro contante."
Origine: L'espressione è usata in risposta al re Coti che per ingraziarsi il Senato romano gli promette donativi. Ma il Senato, ancora per la maggior parte onesto, risponde in questo modo per far capire anche ad altri regnanti che l'alleanza con Roma non si può comprare, ma che si acquista aiutandola nei momenti difficili; di conseguenza il favore di Roma si ottiene con i fatti.

“Il fraudolento sa guadagnarsi per tempo la fiducia nelle piccole cose, per tradire poi con grande profitto.”

Quinto Fabio Massimo: XXVIII, 42; 1997
Fraus fidem in parvis sibi praestruit ut, cum operae pretium sit.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

“È la storia di una città [Roma] che, partita da modestissimi inizi, è tanto cresciuta da essere ormai oppressa dalla sua stessa grandezza.”

proemio, 4; 1997
Ab exiguis profecta initiis eo creverit ut iam magnitudine laboret sua.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“Non possiamo tollerare né i nostri vizi tradizionali né i loro rimedi.”

proemio, 9; 1997
Nec vitia nostra nec remedia pati possumus.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“A cattivo principio cattiva fine.”

proemio, 10; 2006
[F]oedum inceptu foedum exitu.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“Patisca la stessa sorte chiunque abbia ad oltrepassare le mie mura.”

Romolo: I, 7; 1997
Sic deinde, quicumque alius transiliet moenia mea, interfectum.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“[Gli antichi romani] tutti volevano che un re fosse scelto perché non avevano ancora gustato la dolcezza della libertà.”

I, 17; 1997
In variis voluntatibus regnari tamen omnes volebant, libertatis dulcedine nondum experta.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“[Numa Pompilio], poiché l'indole dei Romani (da sempre tenuta a freno dal timore dei nemici) una volta venuti meno essi, non si corrompesse nell'ozio, pensò bene di introdurre un grande timore verso gli dèi: era il metodo più efficace per gente ignorante e, dati i tempi, rozza.”

I, 19; 1997
Clauso eo cum omnium circa finitimorum societate ac foederibus iunxisset animos, positis externorum periculorum curis, ne luxuriarent otio animi quos metus hostium disciplinaque militaris continuerat, omnium primum, rem ad multitudinem imperitam et illis saeculis rudem efficacissimam, deorum metum iniciendum ratus est.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“Roma intanto prospera sulle rovine di Alba.”

I, 30; 1997
Roma interim crescit Albae ruinis.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“Il malvagio è assai incline al male.”
Fere fit: malum malo aptissimum.

I, 46

“Se non c'è volontà non c'è colpa.”

I, 58; 1997
[U]nde consilium afuerit culpam abesse.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X

“In un popolo libero hanno più potenza i comandi delle leggi che non quelli degli uomini.”

II, 1; 2006
In libero populo imperia legum potentiora sunt quam hominum.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X