“Per più di duemila anni, il nostro popolo ha vissuto nella disgrazia e nell'ombra più oscura, senza alcuna luce.
Poi rifulse l'alba. Il giorno più glorioso per tutto il nostro popolo fu il 17 aprile 1975. Perciò, abbiamo fatto del 17 aprile il titolo del nostro inno nazionale.”

—  Pol Pot

For more than 2,000 years, our people lived in disgrace and in the darkest shadows, without any light.
Then the daylight shone. The brightest day of all for our people was April 17, 1975. For this reason, we made April 17 the title of our national anthem.
Variante: Per più di duemila anni, il nostro popolo ha vissuto nella disgrazia e nell'ombra più oscura, senza alcuna luce.Poi rifulse l'alba. Il giorno più glorioso per tutto il nostro popolo fu il 17 aprile 1975. Perciò, abbiamo fatto del 17 aprile il titolo del nostro inno nazionale.

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 22 Maggio 2020. Storia
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politico e rivoluzionario cambogiano 1925–1998

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“Senza la partecipazione del suo popolo, la rivoluzione kampucheana non avrebbe vinto. Non ci sarebbe stato il 17 april 1975.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Citazioni tratte dalle interviste

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“Tazzoli Enrico delli furono Pietro e Nobile Isabella Arrivabene nato a Canneto Provincia di Mantova il 17 Aprile 1812. Consecrato Prete il 19 Aprile 1835. Arrestato come reo d'alto tradimento il 17 Gennajo 1852. Fu condannato a morte il 4 Dicembre 1852. Perdona a tutti. Dio a lui perdoni.”

Enrico Tazzoli (1812–1852) patriota e sacerdote italiano

Biografia scritta da Don Tazzoli su una parete del Confortatorio; citato in Luigi Martini, Confortatorio di Mantova negli anni 1851, 52, 53 e 55, p. 319, Mantova, Tipografia Benvenuti, 1867

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“Io canterò come un sole improvviso in giorno d'aprile.”

Pierangelo Bertoli (1942–2002) cantautore italiano

da Adesso, disco 1, n. 1
Parole di rabbia, pensieri d'amore

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“Alle sette e mezzo il 17 aprile 1975, la guerra contro la Cambogia si concluse. Fu una guerra particolare, poiché nessun paese aveva mai fatto esperienza d'un simile bombardamento. Su questa terra, forse la più graziosa e più pacifica in tutta l'Asia, il presidente Nixon e il signor Kissinger sganciarono centomila tonnellate di bombe, l'equivalente di cinque Hiroshima. Il bombardamento fu una loro scelta personale. Illegalmente e in segreto, bombardarono la Cambogia, un paese neutrale, fino a riportarla all'età della pietra, e intendo età della pietra nel suo senso strettamente letterale. Poco dopo l'alba, il 17 aprile 1975, i bombardamenti cessarono, e regnò il silenzio. Poi, i vittoriosi, i Khmer Rossi, il cui potere era cresciuto in modo del tutto sproporzionato rispetto ai loro numeri, emersero dalla foresta. Entrarono nella capitale, Phnom Penh, una città che molti di loro non avevano mai visto prima. Marciarono in fila indiana disciplinata lungo i viali e il traffico immobile. Si vestivano di nero ed erano per la maggior parte adolescenti. Il popolo li acclamò ansiosamente, ingenuamente. Dopo tutto, i bombardamenti e i combattimenti erano finalmente terminati. Il terrore cominciò quasi immediatamente. Phnom Penh, una città di 2.5 milioni d'abitanti, fu evacuata con la forza entro un ora dal loro arrivo, i malati e feriti trascinati dai loro letti d'ospedale, bambini morenti trasportati in sacchi di plastica, i vecchi e gli zoppi abbandonati ai margini della strada, e tutti in marcia sotto tiro verso la campagna e una società totalmente nuova, quale mai si era vista prima. I nuovi leader della Cambogia chiamarono il 1975 l'«Anno zero», l'alba di un'era in cui non ci sarebbero state famiglie, né sentimenti, né espressioni d'amore o di sofferenza, né medicine, né ospedali, né scuole, né libri, né istruzione, né vacanze, né musica, né canzoni, né posta, né moneta: solo fatica e morte.”

John Pilger (1939) giornalista australiano

At 7:30 AM on April 17, 1975, the war on Cambodia was over. It was a unique war, for no country has ever experienced such concentrated bombing. On this, perhaps the most graceful and gentle land in all of Asia, president Nixon and mister Kissinger unleashed 100,000 tons of bombs, the equivalent of five Hiroshimas. The bombing was their personal decision. Illegally and secretly, they bombed Cambodia, a neutral country, back to the Stone Age, and I mean Stone Age in its literal sense. Shortly after dawn on April 17, the bombings stopped and there was silence. Then, out of the forest, came the victors, the Khmer Rouges, whose power had grown out of all proportion to their numbers. They entered the capital Phnom Penh, a city most of them had never seen. They marched in disciplined Indian file through the long boulevards and the still traffic. They wore black and were mostly teenagers, and people cheered them, nervously, naively. After all, the bombing, the fighting, was over at last. The horror began almost immediately. Phnom Penh, a city of 2.5 million people, was forcibly emptied within an hour of their coming, the sick and wounded being dragged from their hospital beds, dying children being carried in plastic bags, the old and crippled being dumped beside the road, and all of them being marched at gunpoint into the countryside and towards a totally new society, the likes of which we have never known. The new rulers of Cambodia called 1975 "Year Zero", the dawn of an age in which there would be no families, no sentiments, no expressions of love or grief, no medicines, no hospitals, no schools, no books, no learning, no holidays, no music, no songs, no post, no money, only work and death.
Variante: Alle sette e mezzo il 17 aprile 1975, la guerra contro la Cambogia si concluse. Era una guerra particolare, poiché nessun paese aveva sofferto d'un tale bombardamento. Su questa terra, forse la più graziosa e più pacifica in tutta l'Asia, il presidente Nixon e il signor Kissinger sguanciarono centomila tonnellate di bombe, l'equivalente di cinque Hiroshima. Il bombardamento fu una loro scelta personale. Illegalmente e in segreto, bombardarono la Cambogia, un paese neutrale, fino a riportarla all'età della pietra, e intendo età della pietra nel suo senso strettamente letterale. Poco dopo l'alba, il 17 aprile 1975, i bombardamenti cessarono, e regnò il silenzio. Poi, i vittoriosi, i Khmer Rossi, il cui potere era cresciuto fuori proporzione dai loro numeri, emersero dalla foresta. Entrarono la capitale, Phnom Penh, una città che molti di loro non avevano mai visto prima. Marciarono in fila indiana disciplinata lungo i viali e il traffico immobile. Si vestivano di nero, ed erano per la maggior parte adolescenti. Il popolo li acclamò ansiosamente ed ingenuamente. Dopo tutto, i bombardamenti e le sparatorie erano finiti. Il terrore cominciò quasi immediatamente. Phnom Penh, una città di 2.5 milioni d'abitanti, fu evacuata con la foza entro un ora del loro arrivo, i malati e feriti trascinati dai loro letti d'ospedale, bambini morenti trasportati in sacchi di plastica, i vecchi e zoppi lasciati per la strada, tutti marciati sotto tiro verso la campagna e una società totalmente nuova, mai vista prima. I nuovi leader di Cambogia nominarono 17 aprile «Anno zero», l'alba di un' era in cui non ci sarebbero state famiglie, niente sentimenti, nessuna espressione d'amore o lutto, niente medicine, niente ospedali, niente scuole, niente libri, niente istruzione, niente vacanze, niente musica, niente canzoni, niente posta e niente denaro: solo fatica e morte.

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“Il nostro inno nazionale non è opera di uno o due compositori, è l'opera del nostro intero popolo, che lo ha scritto col suo proprio sangue, sangue che ha generosamente versato lungo i secoli.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Our national anthem is not the work of one or two composers, it is the work of our whole people, who wrote it with their own blood, blood which our people generously shed over the centuries.
Variante: Il nostro inno nazionale non è opera di uno o due compositori, è l'opera del nostro intero popolo, che lo ha scritto col suo proprio sangue, sangue che ha generosamente versato lungo i secoli.

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