“[Vittoria Colonna] Cenere è quel che in lungo incendio ardente | Soave foco in sul mio cor si sparse, | E dell'antiche sue faville, ond'arse | Già fredde or lascia le vestigia e spente. | D'un si lieve principio, ampio e possente | Come crebbe il mio duol qui può mirarse, | Qual ria procella suol dietro lasciarse | Delle rovine sue segno dolente; | Morto lo spirto, che talor vivace | Le sue fiamme sostenne invitto e forte, | Non gusta, o sente il cor dolcezza o doglia; | E se già visse in pene, or nella morte, | Queto giace e tranquillo, e questa spoglia | Lacera e rotta almen riposa in pace.”
Sonetto CXIX
Rime amorose
Argomenti
dio , morte , pace , antico , cenere , colonna , doglia , dolcezza , dolente , favilla , fiamma , forte , freddo , incendio , morto , pene , possente , principe , principio , riposo , rovina , segno , soave , sonetto , spoglia , vestigia , vittoria , rotta , lungoAngelo di Costanzo 37
storico e poeta italiano 1507–1591Citazioni simili

“[Chè] L'antiquo valore | Ne l'italici cor non è ancor morto.”
Origine: Canzone ai Grandi d'Italia, P. IV, canzone IV, nell'edizione Marsand; canz. XVI nell'ed. Mestica

“Liberamente il forte | Apre al dolor le porte | Del cor, come all'amico.”
da Al medico Ghinozzi contro l'abuso dell'etere solforico, str. 5, citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, U. Hoepli, Milano, 1921, p. 428