“Ed anche se ascendo nel cielo sidereo, che cosa è questo di fronte a Te, mio Dio? E se pur la mia mente giunge in alto e, quasi cherubino dalle ali spiegate, si protende verso i confini del cielo, che cosa ha visto della creazione, e che cosa ha potuto intuire di Te, mio Dio? Se aprissi le braccia ad oriente e ad occidente, come le ha aperte e protese l'immagine effigiata dal michelangelo nella Sistina, e se portassi sulla punta delle mie dita, per così dire, la potenza della mente che vede e dell'amore che plasma, come par che la porti quell'immagine, che cosa avrei visto di Te, mio Dio, e delle opere tue?”
Origine: Commento ai quattro Vangeli, Vangelo di Giovanni, p. 1616
Citazioni simili

Origine: Da Academica, II, 120; citato in L'anima degli animali, pp. 130-131.

Origine: Citato in http://www.informusic.it/old/giunirusso.htm.

“Ma un dio penetra in ogni cosa, nelle terre e negli spazi di mare e nel cielo profondo.”
IV, 221-2

Discorsi ascetici – terza collezione

“È la mente che vede e che ode; ogni altra cosa è sorda e cieca.”
frammento 214 Kassel-Austin
νοῦς ὁρῆι καὶ νοῦς ἀκούει· τἆλλα κωφὰ καὶ τυφλά
Origine: Citato in Plutarco, De sollertia animalium, traduzione e note di Pietro Li Causi, cap. 3, in Aa. Vv., L'anima degli animali, Einaudi, Torino, 2015, pp. 230-231 (Plutarco cita il verso come un proverbio; sulla paternità di Epicarmo cfr. nota a p. 475). ISBN 978-88-06-21101-1

da A Volte Io Mi Perdo n° 8 cd 1
Suono Libero