citato ne Duellanti, n. 67, gennaio-febbraio 2011, p. 58
“Non si tratta solo di uscire dalla frastica: bisogna paralizzare l'azione, giungendo a quel che mi piace definire "l'atto. Mentre l'azione è qualcosa di storico, legato al progetto, l'atto è oblio: per agire, occorre dimenticare, altrimenti non si può agire. In questo una parola come attore va decisamente riformulata. Mentre con attore s'intende per solito colui che fa avanzare l'azione, porgendo la voce al personaggio, io mi muovo in senso contrario. Vado verso l'atto, e cioè l'instaurazione del vuoto. Questo è il senso della sovranità o super-umanità attoriale. Ma per far questo si deve decostruire il linguaggio, spostando l'accento dai significati ai significanti che, come dice Lacan, sono stupidi, sono il sorriso dell'angelo. Occorre arrivare all'inconscio, a quanto non si sa, all'oblio di sé.”
p. 124
Argomenti
sorriso , accento , angelo , atto , attore , azione , bisogno , contrario , inconscio , linguaggio , oblio , parola , personaggio , progetto , senso , significante , significato , solito , storico , stupido , tratto , verso , voce , vuoto , parola-chiave , uscire , sovranità , umanità , legato , instaurazioneCarmelo Bene 202
attore, drammaturgo e regista italiano 1937–2002Citazioni simili
“L'atto è l'oblio dell'azione nello smemoramento di sé.”
Origine: Il mio credo, il mio pensiero, p. 145
da Il nuovo romanzo di D'annunzio, «Le vergini delle rocce», I, pp. 94-95
L'ignoto che appare
Origine: Presentazione a "Canto all'amore", p. XII-XIII