“Il piacere non ha affatto col suo oggetto lo stesso rapporto che con esso ha il concetto formato dal pensare. Io sono cosciente in modo nettissimo che il concetto di una cosa viene formato per attività mia, mentre invece il piacere è in me provocato da un oggetto in modo analogo a quello in cui, da una pietra che cade, si provoca una modificazione nella cosa su cui cade. Rispetto all’osservazione, il piacere è dato esattamente allo stesso modo in cui è dato il processo che lo produce. Ma ciò non vale per il concetto. Posso domandare perché un determinato fenomeno produca in me il sentimento del piacere. Ma non posso domandare perché un fenomeno produca in me una determinata somma di concetti.”
Origine: La Filosofia della libertà, p. 34, 1966
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Cap IX
Variante: Ogni oggetto in noi suol trasformarsi secondo le immagini ch’esso evoca e aggruppa, per così dire, attorno a sé. Certo un oggetto può piacere anche per se stesso, per la diversità delle sensazioni gradevoli che ci suscita in una percezione armoniosa; ma ben più spesso il piacere che un oggetto ci procura non si trova nell’oggetto per sé medesimo. La fantasia lo abbellisce cingendolo e quasi irraggiandolo d’immagini care. Né noi lo percepiamo più qual esso è, ma così, quasi animato dalle immagini che suscita in noi o che le nostre abitudini vi associano. Nell’oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l’accordo, l’armonia che stabiliamo tra esso e noi, l’anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi.

“Ad un inglese non può piacere la musica – perché ama in modo assoluto solo il rumore che provoca.”
Senza fonte

vol. I; 1973, pp. 216-217
La fenomenologia dello spirito

Il racconto dell'isola sconosciuta

dall'intervista a Single Living del 1997
1997

da "Cavalcare la tigre", Edizioni Mediterranee, 1961
Cavalcare la tigre