“Io non avrei il coraggio di difendere costumi disonesti e di impugnare armi ingannatrici in difesa delle mie colpe. Anzi, confesso, se confessare i peccati può in qualche modo giovare; ma ora, dopo la confessione, ricado come un insensato nelle mie colpe.”
II, 4, 1-4
Non ego mendosos ausim defendere mores | falsaque pro vitiis arma movere meis. | confiteor — siquid prodest delicta fateri; | in mea nunc demens crimina fassus eo.
Amores
Publio Ovidio Nasone 104
poeta romano -43–17 a.C.Citazioni simili

“Scismi ed eresie pesano sempre sopra colpe e peccati dei cristiani.”
L'azione
Ef 2,1). La persona morta a causa del peccato era già stata concepita nell'iniquità e dopo un certo tempo il travaglio di morte si è abbattuto su di lei. La nascita nel peccato è una condanna e una vera e propria morte che il peccatore avverte dentro di sé. Ma Cristo ha strappato il peccato dalla viscere del peccatore e così ci ha riscattati da una morte inevitabile. Egli è entrato al posto del peccato nelle profondità del nostro essere e ha preso corpo nella nostra più recondita intimità. La creatura che noi siamo è stata rinnovata: dopo che la morte ha dominato su di noi, ora regna in noi la vita, e il travaglio di morte è stato mutato nella gioia della vita e della liberazione. Cristo si è sottoposto alla morte per salvarci da una simile morte e sta ancora continuando la sua opera di salvezza.
Capitolo ottavo, La politica e l'attesa del futuro, p. 586
Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza
Origine: Testimonianza di Bruno Zenoni, in Portelli, Biografia di una città cit., p. 288.

XIV, 1; vol. IV, p. 175
Biblioteca storica, Libro XIV