“Helmer: Non ragioni: continui a parlare puerilmente.
Nora: Può darsi. Ma tu non pensi e non parli come l'uomo di cui possa essere la compagna. Svanita la minaccia, placata l'angoscia per la tua sorte, non per la mia, hai dimenticato tutto. Ed io sono tornata ad essere per te la lodoletta, la bambola da portare in braccio. Forse da portare in braccio con più attenzione perché t'eri accorto che sono più fragile di quanto pensassi. Ascolta, Torvald; ho capito in quell'attimo di essere vissuta per otto anni con un estraneo. Un estraneo che mi ha fatto fare tre figli… Vorrei stritolarmi! Farmi a pezzi! Non riesco a sopportarne nemmeno il pensiero!
Helmer: Capisco. Siamo divisi da un abisso. Ma non potremmo, insieme…
Nora: Guardami come sono: non posso essere tua moglie.
Helmer: Ma io ho la forza di diventare un altro.
Nora: Forse, quando non avrai più la tua bambola.”
Atto III, p. 91
Casa di bambola
Argomenti
insieme , pensiero , moglie , bambola , estraneo , essere , bracco , braccio , minaccia , accorta , abisso , angoscia , tornata , divisa , sorte , ascolto , attenzione , vissuto , compagno , compagnia , atto , ragione , forza , tre-giorni , fai-da-te , fatto , uomo , forse , fare , altroHenrik Ibsen 23
scrittore, drammaturgo e poeta norvegese 1828–1906Citazioni simili

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337; p. 41
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