“La sera, se andiamo per oscure vie, | smorte ci incontrano le nostre ombre. || Ora chi ha sete | beva le bianche acque dello stagno, | dolci i lamenti della nostra infanzia. || Morti in riposo sotto il folto sambuco | guardiamo grigi gabbiani. || Nubi primaverili coprono la città buia | che tace i tempi di monaci eletti. || Quando io presi la tua mano esile | battesti piano gli occhi rotondi: | ora è perduto. | Ma se una buia armonia penetra l'anima | appari tu bianca ai paesi autunnali del cuore.”
Canto serale, p. 117
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