Incipit
“Tindari, mite ti so | fra larghi colli pensile sull'acque | dell'isole dolci del dio, | oggi m'assali | e ti chini in cuore.”
Vento a Tindari
Ed è subito sera, Acque e terre
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21 settembre 1938; da Opera omnia, vol. 29, p. 156

“E diceva parole tanto dolci, che è da scoppiare, della bontà di Dio.”
dalla lettera A Frate Raimondo da Capua dell'Ordine de' Predicatori, nelle Lettere

dalla prefazione di Tsurayuchi al Kokinwakashū; citato in Arcangeli, pp. 210-211
Origine: Con questa traduzione a p. 51: «la poesia ha il cuore umano per seme. Gli uomini sono pieni di attività diverse, fra le quali la poesia è quella che ci fa esprimere i pensieri con metafore tolte da ciò che si vede o si sente. Ascoltando l'usignolo che trilla tra i fiori o la rana che gracida fra le acque dello stagno, noi riconosciamo una verità, cioè che ogni essere vivente fa udire un canto ed esprime il proprio sentimento».