“Mi perdonerai se lo dico, mio caro Nicolao, ma tutti questi lavori mi sembrano avere una cosa in comune: sono menzogne. […] Mi sembra infatti, adesso, quando leggo queste opere, di leggere di un uomo che portava il mio nome, ma che quasi non conosco. Per quanto mi sforzi, a malapena riesco a vederlo ormai. E, se pure lo intravedo, indietreggia come fosse nella nebbia, evitando i miei sguardi più penetranti. Mi domando: se mi vedesse, riconoscerebbe quello che è diventato? Riconoscerebbe la caricatura che tutti gli uomini divengono di se stessi? Non credo.”
Augustus
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citato in Giuseppe Bianchetti, Dei lettori e dei parlatori: saggi due, Felice Le Monnier, Firenze 1858

Origine: Da una lettera a William Archer, marzo 1894; citato in John Richard Hammond, op. cit., p. XXVI.

“Ed è in certi sguardi che s'intravede l'infinito.”
da Tutto l'universo obbedisce all'amore