Frasi su opificio

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema opificio, mondo, storia, citata.

Frasi su opificio

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“Il sigillo archetipo, che noi diciamo essere il mondo intellegibile non può che identificarsi con il logos divino.”

Filone di Alessandria (-15–45 a.C.) filosofo ellenistico di cultura ebraica

da De opificio mundi; citato in Giulio Busi, Qabbalah visiva

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“È illegittimo dire o supporre che il mondo costituito delle idee esista in qualche luogo. In quale maniera esso sia organizzato, lo ricaveremo dall'attenta osservazione di certe analogie con esso presenti nelle cose del nostro mondo. Quando si fonda una città, per soddisfare la smisurata ambizione di un re o di un qualche governante… capita a volte che si presenti un architetto provvisto di una specifica formazione il quale… in un primo momento abbozza nella propria mente un piano di quasi tutte le parti che dovranno costituire la futura città… poi, dopo aver fissato nella propria anima, come su un modello di cera, la delineazione di ogni singola parte, porta impressa in sé l'immagine della città creata dal suo pensiero. In seguito, grazie alla memoria innata in lui, rievoca le immagini e, mentre ne accentua ancora più i caratteri, alla maniera di un valente artigiano comincia a costruire la città fatta di pietre e di legname, con l'occhio della mente fisso al modello, adeguando le realtà materiali a ciascuna delle idee incorporee. Qualche cosa di analogo si deve appunto pensare riguardo a Dio e supporre che, quando concepí il disegno di fondare "la grande città", in una prima fase ne strutturò nella propria mente i modelli secondo cui sarebbe stata creata, componendo i quali portò a compimento prima il mondo intelleggibile e poi, servendosi di esso come prototipo, quello sensibile.”

Filone di Alessandria (-15–45 a.C.) filosofo ellenistico di cultura ebraica

Origine: Da De opificio mundi; citato in Giulio Busi, Qabbalah visiva.

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“[Su Ferdinando II delle Due Sicilie] Frugale, laborioso, sollecito, niente a giuoco, niente a cacce, né a corse o a feste avea pensiero; tutto al governo. Niuno negherà essere splendido il suo primo decennio. Pace profonda, quiete e sicurezza, libertà civile, prosperità molta. Brevemente si costruirono strade, edifizii comunali, lazzaretti, case di bagni minerali, prigioni col sistema penitenziario, scuole per sordomuti, ospizii ed asili per indigenti e orfanelli e reietti e folli, porti a Catania, a Marsala, a Mazzara, e moli a Terranova e a Girgenti; s'istituirono consigli edilizii, monti pecuniarii e frumentarii, compagnie di Pompieri, opificii, nuove accademie, nuove cattedre all'università, nuovi collegi, nuovi licei. Si bonificavan terre paludose, si davano alla coltura terre boscose, e 800 mila moggia del Tavoliere di Puglia; si facevan ponti di ferro e di fabbrica su' fiumi, fanali a gas, fari alla Fresnel, ed ogni novella invenzione qui primamente in Italia era attuata. Si stipulavan trattati di commercio, si creavan guardie civiche per Napoli e per le provincie, e guardie d'onore a cavallo. Que' dieci anni fur benedetti anche ne' campi. Ubertose messi, mercati grassi, miti prezzi, comune l'agiatezza; un movimento d'industria, un crescer di popolazione, un incremento di tutte cose buone; sicché non credo il reame avesse tempi più gai e lieti di quelli.”

Giacinto de' Sivo (1814–1867) scrittore e storico italiano

da Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861, Vol. 1 p. 95

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