Le Carte, Volume I: Anni sessanta
“Amo la letteratura, ma non perché ami le storie in sé. Trovo quasi tutte le mosse del romanzo tradizionale incredibilmente prevedibili, fiacche, improbabili ed essenzialmente inutili. Non ricordo mai i nomi dei personaggi, gli snodi della trama, i dialoghi, i dettagli dell’ambientazione. Non mi è chiaro cosa dovrebbero rivelare sulla condizione umana narrazioni simili. Invece sono attratto dalla letteratura come forma di pensiero, di coscienza, di sapienza. Mi piacciono le opere che mettono a fuoco non solo pagina dopo pagina ma riga dopo riga quello che importa veramente allo scrittore, invece di sperare che tutto questo emerga chissà come misteriosamente dalle crepe della narrazione, che è quello che oggi accade in quasi tutti i racconti e i romanzi. Le opere-collage parlano quasi sempre di “quello di cui parlano” – che potrà sembrare un tantino tautologico – ma quando leggo un libro che mi piace davvero, sono emozionato perché sento l’emozione dello scrittore che in ogni paragrafo sta palesemente esplorando il suo soggetto.”
Reality Hunger: A Manifesto
Argomenti
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“Chiamiamo storia della letteratura il computo delle opere che sono evase dalla storia.”
Origine: Pensieri antimoderni, p. 33

citato in Edmondo Aroldi, Eric Ambler, introduzione a Eric Ambler, La maschera di Dimitrios, Mondadori, 1972

“La dieta di una nazione può rivelare più della sua arte o della sua letteratura.”
Origine: Fast Food Nation, p. 10
Origine: Da Il paradiso della ragione, Laterza, 1964.

Origine: Citato in Lev Tolstoj, Guerra e pace, traduzione di Loretta Loi, Baldini Castoldi Dalai editore, Milano, 2009, Antologia critica, p. 22. ISBN 978-88-6073-515-7.