“Sembra infatti di comprendere che, mentre altri si affollavano, una parte dei combattenti non si sia preoccupata, o abbia addirittura evitato, di farsi includere negli elenchi e di ottenere la relativa qualifica. Che una certa riluttanza a mettersi in mostra, e persino a farsi avanti, sia emersa tra i veri partecipanti agli scontri, risulta anche da altre fonti. «Nelle quattro giornate di Napoli», scriveva Giovanni Artieri nel 1963, «rarissimo caso, nessuno dei capi o dei combattenti avanzò pretese a ricompense, sbandierò ferite e mutilazioni. Tarsia morì oscuro e povero qualche anno fa; Stimolo continuò a fare il partigiano in imprese arrischiatissime, e cadde durante una missione in Romagna per conto del CLN di Genova. Parente è tornato ai suoi libri e ai suoi studi, e via dicendo.»”

—  Enzo Erra , libro Napoli 1943

Origine: Napoli 1943, p. 169

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 04 Giugno 2020. Storia
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Enzo Erra 26
politico, giornalista e scrittore italiano 1926–2011

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“Le cose restarono a lungo indefinite, e solo nell'agosto del 1945 si cercò di dare un crisma ufficiale a nomi e cifre. Con decreto governativo fu istituita una commissione, presieduta da Antonino Tarsia in Curia, con il compito di attribuire legalmente «la qualifica di partigiano combattente». La commissione accertò, con elenchi nominativi, che alle «giornate» avevano partecipato 1589 partigiani, che vi erano stati inoltre 155 morti, 85 feriti, 53 invalidi e 21 mutilati, e che altri 126 caduti si erano avuti fra la popolazione. Il totale dei combattenti si avvicina quindi alle 2000 unità. Ma 2000 unità non sono una metropoli che già sfiorava allora il milione di abitanti, e questo basterebbe a dimostrare che la città non si mosse, che il popolo napoletano restò indifferente, e che — lo abbiamo già visto esaminando minutamente i fatti del 28 settembre — nemmeno la polveriera umana di fuggiaschi e rifugiati, stivata con tanta indifferenza da Scholl e alimentata dai suoi bandi, riversò la sua carica esplosiva nel movimento. Ma anche queste cifre, a un più attento esame, sembrano piuttosto lontane dal vero. Già nel saggio di De Antonellis gli elenchi vengono definiti non attendibili, perché «gonfiati di combattenti dell'ultima giornata, e largamente deficitari dei combattenti più impegnati». Tarsia stesso, parlando degli uomini del suo gruppo, dopo aver spiegato che negli scontri del giorno 28 non ne ebbe intorno più di 30, precisa che «i patrioti che effettivamente combatterono al Vomero non superarono i 170-180», che essi «complessivamente si misero in possesso di 140-150 moschetti», alcuni dei quali però «non furono mai adoperati poiché fecero soltanto bella mostra sulle spalle di individui — furbi ma non coraggiosi — che in quei giorni pensarono a fare esclusivamente dell 'esibizionismo.»”

Origine: Napoli 1943, p. 167

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“Nessun combattente è più divino di colui che è in grado di vincere con la sconfitta.”

Hans Urs Von Balthasar (1905–1988) presbitero e teologo svizzero

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“E la battaglia cessò per mancanza di combattenti.”

Pierre Corneille (1606–1684) drammaturgo e scrittore francese

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Marcello Marchesi (1912–1978) comico, sceneggiatore e regista italiano

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