“La produzione di libri è la fabbrica da cui l'editore deve trarre profitto: le regole del commercio lo obbligano a comprare al prezzo più basso possibile e a vendere al più alto possibile… Sapendo quale assortimento di merci sarà più adatto al mercato, egli farà i suoi ordini di conseguenza e sarà inflesibile nel prescrivere il tempo di pubblicazione come nel proporzionare la paga.
Ciò rende ragione in buona misura del parossismo della stampa: il sagace editore sente il polso dei tempi e, secondo le pulsazioni, non prescrive una cura ma lusinga la malattia e, fin quamdo il paziente continua a inghiottire, egli continua a somministrare e, ai primi sintomi di nausea, cambia la dose. Di qui la cessazione di ogni carminativo politico e l'introduzione di cantaridi sotto forma di racconti, romanzi, romance ecc.”
da The Case of Authors, 1758; citato in Ian Watt, Le origini del romanzo borghese
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1695–1762Citazioni simili

“La cultura ha guadagnato soprattutto da quei libri con cui gli editori hanno perso.”

“La cultura si è avvantaggiata soprattutto dei libri sui quali gli editori hanno perso.”
da The Holy State and the Profane State, III, 18; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013

Il golpe silenzioso
“Chi ha ragioni da vendere le porti al mercato.”
Amici amici

dall'intervista a Fabio Gambaro del 1996 in Tirature, ripubblicata in Fabio Gambaro, Dalla parte degli editori, p. 25