“Gesù assiso al centro della tavola, aveva un aspetto trasumanato, divino. Il bellissimo volto era soffuso di maestà, di amore, di bontà, di pace e di una soave e profonda tristezza, che era come l'ombra di quel quadro meraviglioso e lo rendeva più bello. La divinità, nascosta dall'umanità santissima, affiorava da quei lineamenti arcanamente scultorei e bellissimi; gli occhi rifulgevano ed in essi si rispecchiava il cielo, le guance erano candide e rubiconde, e ad esse la bionda barba dava come una sfumatura di oro nello splendore della sua bontà. Affiorava da quel volto tutto il suo Cuore, tutto il suo amore, e nella composta sua modestia aveva un tratto materno, immensamente materno. Era lo Sposo dei Cantici che in quel momento si donava; apriva la porta della sua carità e stillava profumi di amore; Egli abbracciava le anime dei secoli tutti; abbracciava la sua Chiesa e le donava la sua vita.”

Origine: Commento ai quattro Vangeli, Vangelo di Luca, p. 1498

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 04 Giugno 2020. Storia

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“Era vestito completamente di nero e con una eleganza che non era abituale fra i filibustieri del grande Golfo del Messico, uomini che si accontentavano di un paio di calzoni e d'una camicia, e che curavano più le loro armi che gli indumenti.
[…]
Anche l'aspetto di quell'uomo aveva, come il vestito, qualcosa di funebre, con quel volto pallido, quasi marmoreo, che spiccava stranamente fra le nere trine del colletto e le larghe tese del cappello, adorno d'una barba corta, nera, tagliata alla nazzarena un po' arricciata.
Aveva però i lineamenti bellissimi: un naso regolare, due labbra piccole e rosse come il corallo, una fronte ampia solcata da una leggera ruga che dava a quel volto un non so che di malinconico, due occhi poi neri come carbonchi, d'un taglio perfetto, dalle ciglia lunghe, vivide e animate da un lampo tale che in certi momenti doveva sgomentare anche i più intrepidi filibustieri di tutto il golfo.
La sua statura alta, slanciata, il suo portamento elegante, le sue mani aristocratiche, lo facevano conoscere, anche a prima vista, per un uomo d'alta condizione sociale e soprattutto per un uomo abituato al comando.”

Emilio Salgari (1863–1911) scrittore italiano

Il corsaro nero
Variante: Un uomo era sceso allora dal ponte di comando e si dirigeva verso di loro, con una mano appoggiata al calcio d'una pistola che pendevagli dalla cintola.
Era vestito completamente di nero e con una eleganza che non era abituale fra i filibustieri del grande Golfo del Messico, [... ].
Anche l'aspetto di quell'uomo aveva, come il vestito, qualche cosa di funebre, con quel volto pallido, quasi marmoreo, che spiccava stranamente fra le nere trine del colletto e le larghe tese del cappello, adorno d'una barba corta, nera, tagliata alla nazzarena e un po' arricciata.
Aveva però i lineamenti bellissimi: un naso regolare, due labbra piccole e rosse come il corallo, una fronte ampia solcata da una leggera ruga che dava a quel volto un non so che di malinconico, due occhi poi neri come carbonchi, d'un taglio perfetto, dalle ciglia lunghe, vivide e animate da un lampo tale che in certi momenti doveva sgomentare anche i più intrepidi filibustieri di tutto il golfo.
La sua statura alta, slanciata, il suo portamento elegante, le sue mani aristocratiche, lo faceva conoscere, anche a prima vista, per un uomo d'alta condizione sociale e soprattutto per un uomo abituato al comando.

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