“Regnava nel silenzio | alta la notte e bruna… | colpìa la fonte un pallido | raggio di tetra luna… | quando sommesso gemito | fra l'aure udir si fe'. | Ed ecco su quel margine | l'ombra mostrarsi a me! || Qual di chi parla muoversi | il labbro suo vedea, | e con la mano esanime | chiamarmi a sé parea. | Stette un momento immobile, | poi rapida sgombrò, | e l'onda pria sì limpida | di sangue rosseggiò!”

I. 4
Lucia di Lammermoor

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia
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Salvadore Cammarano 12
librettista italiano 1801–1852

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“A fosco cielo, a notte bruna, | al fioco raggio d'incerta luna.”

Felice Romani (1788–1865) librettista, poeta e critico musicale italiano

I, 6
La sonnambula

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“C'è una luce che luna non è | in un buio che notte non è | e una voce che voce non è | che non parla ma parla di me.”

Angelo Branduardi (1950) cantautore, violinista e chitarrista italiano

da Il giocatore di biliardo, n. 1
Il dito e la luna
Origine: Testo di Giorgio Faletti e Angelo Branduardi.

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“Se fossi veramente dentro l'anima mia, allora sì che udir potrei, nel mio silenzio il mare calmo della sera.”

Andrea Bocelli (1958) cantante lirico italiano

da Il mare calmo della sera
Mare calmo della sera

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“No, no, egli non voleva la felicità e la sazietà degli altri, – dirà Hesse nel Narziß, − dei compratori di pesce, dei cittadini, della gente affaccendata. Che il diavolo se li portasse! Ah, quel viso pallido e balenante, quella bocca piena, matura, d'estate avanzata, sulle cui labbra grevi era passata come una folata di vento e come un raggio di luna, quell'indefinibile sorriso di morte.”

Ferruccio Masini (1928–1988) germanista, critico letterario e traduttore italiano

Nessuno più di Hesse ha saputo leggere in questo sorriso l'ermetica corrispondenza di due volti, quello dell'Apollo di Veio e del Budda. Essi affiorano dai densi chiarori di un sole autunnale filtrato nelle pagine indimenticabili del Klingsor, sigillando in sé non l'agonia tempestosa di un forzato distacco, ma l'occulto presagio di un infinito ritrovamento, dove tutto è «in divenire, tutto in metamorfosi, tutto pervaso dall'anelito di divenire uomo, di divenir stella, tutto pervaso di nascita e di disfacimento, pieno di Dio e di morte». (da Klingsor o la «musica del mutamento», p. 310)
Gli schiavi di Efesto
Origine: Da Herman Hesse, Narciso e Boccadoro, traduzione di C. Baseggio in Opere Scelte di Hermann Hesse, 5 vv., a cura di L. Mazzucchetti, Milano, 1961, III, p. 509. Gli schiavi di Efesto, nota a p. 310.
Origine: Da Hermann Hesse, Klingsor letzter Sommer, in Gesammelte Werke, 12 vv., Frankfurt a. M., 1970, V, pp. 322-323. Gli schiavi di Efesto, nota a p. 310.

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“Tutte le plebi, per natura come il mare immobili, sono agitate dai venti e dalle aure.”

Scipione l'Africano: XXVIII, 27; 2006
Multitudo omnis sicut natura maris per se immobilis est […] ventus et aurae cient.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Tutte le plebi, per natura come il mare immobili, sono agitate dai venti e dalle aure.”

Publio Cornelio Scipione (-235–-183 a.C.) politico e generale romano, appartenente alla Gens Cornelia

citato in Tito Livio, XXVIII, 27; 2006
Multitudo omnis sicut natura maris per se immobilis est […] ventus et aurae cient.
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