“Durante l'appello mi esercitavo immobile a dimenticare me stesso e a non separare l'inspirazione dall'espirazione. E a volgere verso l'alto gli occhi senza sollevare la testa. E a cercare nel cielo l'angolo di una nuvola a cui poter appendere le ossa. Quando avevo dimenticato me stesso e trovato l'uncino celeste, lui mi reggeva. Spesso non c'erano nuvole ma solo un azzurro uniforme, come una distesa d'acqua. Spesso c'era solo una coltre chiusa di nuvole, un grigio uniforme. Spesso le nuvole correvano e nessun uncino si fermava. Spesso la pioggia bruciava negli occhi e mi incollava i vestiti alla pelle. Spesso il gelo mi rosicchiava le viscere. In quei giorni il cielo mi rigirava i bulbi degli occhi verso l'alto, e l'appello li ritrascinava giù - le ossa pendevano senza un sostegno, soltanto in me.”

L'altalena del respiro

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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“Spesso la luna si prova delle nuvole come se fossero dei cappelli.”

Ramón Gómez De La Serna (1888–1963) scrittore e aforista spagnolo

Origine: Mille e una greguería, Greguería‎s‎, p. 55

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“Cielo azzurro di bragia e orribilmente sgombro di nubi (meglio un cielo senza dèi che senza nuvole!)”

Arno Schmidt (1914–1979) scrittore e traduttore tedesco

Gadir ovvero Conosci te stesso; p. 11
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