“Mentre succhiavo il sangue non vedevo nulla tranne quella luce… e subito dopo sentii un… suono: dapprima un cupo mormorio, poi come dei colpi di tamburo sempre più forti, come se qualche gigantesca creatura si avvicinasse lentamente attraverso una foresta oscura e sconosciuta percuotendo un enorme tamburo. Poi giunse il suono d'un altro tamburo: un altro gigante che avanzava qualche metro dietro di lui; e pareva che ogni gigante, concentrato sul suo tamburo, non badasse affatto al ritmo dell'altro. Sentii il suono crescere sempre più, fino a riempirmi non solo l'udito ma tutti i sensi, a pulsarmi nelle labbra e nelle dita, nelle tempie, nelle vene. Soprattutto nelle vene; un tamburo e poi l'altro; poi Lestat liberò improvvisamente il suo polso, io aprii gli occhi e sentii subito l'impulso di riafferrarglielo e riportarmelo di forza alla bocca, a tutti i costi; mi frenai perché mi resi conto che quel tamburo era il mio cuore, e che l'altro tamburo era il suo». Il vampiro sospirò. «Capisci?”

—  Anne Rice

Louis
Intervista col Vampiro

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia
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Anne Rice 32
scrittrice statunitense 1941

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“Sto ascoltando il grande coro finale della Messa copta, sulle cui onde oceaniche cadono i colpi maestosi e infinitamente negligenti del tamburo segreto e sopravvive il suono argentino del sistro. È il passo della divinità in tutta la sua indicibile sprezzatura.”

Cristina Campo (1923–1977) scrittrice, poetessa e traduttrice italiana

Origine: Da una lettera a John Lindsay Opie, senza data (dalla metà degli anni Sessanta in poi, Belinda e il mostro, p. 188), scritta in inglese; citato in Cristina De Stefano, Belinda e il mostro, p. 107.

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“So ascoltando il grande coro finale della Messa copta, sulle cui onde oceaniche cadono i colpi maestosi e infinitamente negligenti del tamburo segreto e sopravvive il suono argentino del sistro. È il passo della divinità in tutta la sua indicibile sprezzatura.”

Cristina Campo (1923–1977) scrittrice, poetessa e traduttrice italiana

Origine: Da una lettera a John Lindsay Opie, senza data (dalla metà degli anni Sessanta in poi, Belinda e il mostro, p. 188), scritta in inglese; citato in Cristina De Stefano, Belinda e il mostro, p. 107.

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