“Quasi tutti abbiamo paura delle forfecchie […] il cui addome termina in una pinza dall'aspetto minaccioso. Stanno nascoste sotto la corteccia degli alberi, o si annidano a volte nei panni riscaldati dal sole, nelle pieghe degli ombrelli o delle sedie a sdraio. Non fanno male a nessuno: la pinza non è velenosa, anzi, non pinza affatto (è un organo che facilita l'accoppiamento); e non è vero, ma viene tenacemente insegnato da generazione a generazione, che «se uno non sta attento, gli si infilano nelle orecchie». Questa nozione è talmente radicata nella nostra memoria collettiva che è stata recepita nella denominazione binaria della bestiolina, che infatti si chiama ufficialmente Forficula auricularia; ma inglesi e tedeschi non hanno aspettato il battesimo scientifico, e da secoli la chiamano rispettivamente earwig e Ohrwurm, l'insetto o il verme dell'orecchio. Oltre alla pinza, la forfecchia ha un'altra proprietà che ci incute uno strano timore: come tutti gli animali notturni, se viene esposta alla luce passa bruscamente dall'immobilità alla fuga, ed il suo trasalire si ripercuote in un nostro trasalire.”

—  Primo Levi

Bisogno di paura, p. 156
Ranocchi sulla luna e altri animali

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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Origine: Citato in Adriano Tilgher, Studi sul teatro contemporaneo, BiblioLife, LLC.

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