“Un tempo pensavo che la morte potesse essere nascosta da qualche parte sul nostro corpo. Acquattata dietro la pupilla come una moneta, infilata sotto un’unghia, allacciata attorno a un polso. Una scheggia scura, affilata; una pallottola pallida, libera. Una cosa diversa per ogni persona. La durata di ogni vita predefinita. Il giorno della morte, ti si scioglie dentro a tutto il corpo, calda pallina rotta di sali da bagno. Fino a quel momento, attende – chiusa e muta. Se si sapesse dove cercare si riuscirebbe a trovarla, accoccolata nella piega dell’orecchio ad aspettare pazientemente il giorno giusto.”

—  Aimee Bender

An Invisible Sign of My Own

Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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“Diverrò povero? Sarò con la maggioranza degli uomini. Andrò in esilio? Penserò di essere nato là, dove mi manderanno. Sarò messo in catene? E allora? Sono forse ora veramente libero? La natura mi ha già legato a questo grave peso del corpo. Morirò? Porrò cosi fine – dirai tu – alla possibilità di ammalarmi, di esser messo in catene, di morire. […] Moriamo ogni giorno: ogni giorno ci viene tolta una parte della vita e anche quando ancora cresciamo, la vita decresce. Abbiamo perduto l'infanzia, poi la fanciullezza, poi la giovinezza. Tutto il tempo trascorso fino a ieri è ormai perduto; anche questo giorno che stiamo vivendo lo dividiamo con la morte. Come la clessidra non è vuotata dall'ultima goccia d'acqua, ma da tutta quella defluita prima, così l'ora estrema, che mette fine alla nostra vita, non provoca da sola la morte, ma da sola la compie; noi vi giungiamo in quel momento, da tempo, però, vi siamo diretti. […] «Non viene una sola volta la morte; quella che ci rapisce è solo l'ultima morte». […] questa morte che tanto temiamo è l'ultima, non la sola. […] la follia umana, è così grande, che alcuni sono spinti alla morte proprio dal timore della morte. […] Ci chiediamo: «Fino a quando sempre le stesse cose? Svegliarsi e andare a dormire, mangiare ed aver fame, aver freddo e soffrire il caldo? Nessuna cosa finisce, ma tutte sono collegate in uno stesso giro: si fuggono e si inseguono. Il giorno è cacciato dalla notte, la notte dal giorno; l'estate ha fine con l'autunno, questo è incalzato dall'inverno, che a sua volta è chiuso dalla primavera: così tutto passa per tornare. Non faccio né vedo mai niente di nuovo. Ad un certo punto, di tutto questo si prova la nausea». Per molti la vita non è una cosa penosa, ma inutile.”

lettera 24; 1975
Epistulae morales ad Lucilium

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“Chiamo principio della morte tutto il corso della vita cominciando al nostro nascimento, dal quale cominciamo a morire, e per momenti di tempo andiamo ogni giorno al nostro fine.”

Stefano Guazzo (1530–1593) scrittore italiano

Origine: Citato in Harbottle, p. 275
Origine: Dialoghi Piacevoli, Della Morte, p. 529

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