da De profundis
Origine: In Opere poetiche, introduzione, testo e versione a cura di Ida Porena, Edizioni dell'Ateneo, Roma, 1963, p. 99.
“Si lasciò cadere a terra, e guardò la campagna ondulata che saliva e scendeva, lontano, lontano, finché chissà dove, laggiù, raggiungeva il mare. Incolta, disabitata, esisteva da sé, per sé, senza città e senza case, vista da quell'altezza. Scuri solchi d'ombra, luminosi respiri di luce, s'alternavano. Poi, mentre guardava, la luce si mosse e il buio si mosse; luce e ombra viaggiarono su per le colline e sopra le vallate. Un mormorio profondo le cantò nelle orecchie - la terra, che cantava a se stessa, levava un coro, in solitudine.
Rimase in ascolto, distesa. Era felice, completamente felice. Il tempo non esisteva.”
Gli anni
Argomenti
profondo , terra , terra-terra , distesa , mormorio , ombra , luce , campagna , completamento , coro , ascolto , buio , guardia , collina , saliva , solitudine , stesso , mare , tempo , orecchio , respiro , vallata , città , vista , lontanoVirginia Woolf 125
scrittrice, saggista e attivista britannica 1882–1941Citazioni simili
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Variante: Quintilio guardava lontano, oltre il confine del terreno demaniale. Quattro miglia più a sud, all'orizzonte, si stagliava il profilo ondulato delle grandi colline. Sul punto più elevato, i faggi di Cottington's Clump si agitavano al vento che, lassù, tirava più robusto che in pianura fra le eriche.
«Guarda!» disse d'un tratto Quintilio. «Eccolo là, Moscardo, il posto che fa per noi. Colline alte e solitarie, dove il vento porta con sé rumori lontani e la terra è asciutta come la paglia in un granaio. Là noi dovremo abitare. Là, bisogna che andiamo.