“E chi mi impenna, e chi mi scalda il core? | Chi non mi fa temer fortuna o morte? | Chi le catene ruppe e quelle porte, | Onde rari son sciolti ed escon fore? | L'etadi, gli anni, i mesi, i giorni e l'ore | Figlie ed armi del tempo, e quella corte | A cui né ferro, né diamante è forte, | Assicurato m'han dal suo furore. | Quindi l'ali sicure a l'aria porgo; | Né temo intoppo di cristallo o vetro, | Ma fendo i cieli e a l'infinito m'ergo. | E mentre dal mio globo a gli altri sorgo, | E per l'eterio campo oltre penetro: | Quel ch'altri lungi vede, lascio al tergo.”
dall'epistola
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da Il Tempo, ovvero Dio e l'Uomo, 1843, ed. critica del 2012

“Al loro dominio non pongo né limiti di spazio né di tempo: | ho promesso un impero infinito.”
(I, 278-9)
His ego nec metas rerum nec tempora pono: / imperium sine fine dedi.
Eneide
vol. II, cap. VII, p. 123
Saggi. Diritto costituzionale e politica

“Né del vulgo mi cal né di fortuna.”
num. LXXVIII secondo il Marsand, sonetto XCI secondo il Mestica
“La fortuna non ha misura né nel bene né nel male.”