Frasi su catena
Una raccolta di frasi e citazioni sul tema catena.
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„Da molti anni sono vegetariano e posso dire di averci guadagnato in salute fisica e mentale. Non ho perduto che le macabre catene del conformismo onnivorista.
Dati i prezzi del mercato delle carni, una famiglia volontariamente vegetariana galleggia meglio, può spendere in raffinatezze quel che risparmia in pezzi di cadavere, ha un bilancio meno pesante e lo stomaco meno guasto. Meglio sia un'intera famiglia a nutrirsi vegetarianamente, e non un solo componente, perché così non c'è separazione a tavola, tutti unisce in un magico circolo l'ideale comune. Siate diversi, sostanzialmente diversi da come vi vogliono, da come vi fanno essere! E per esserlo infallibilmente, bisogna cominciare dal nutrimento, tutto è lì. Il vegetarianismo familiare è un'incrinatura sensibile dell'uniformità sociale, una piccola porta chiusa al male, in questa universale condanna a essere tutti uguali a servirlo. I bambini non sono un problema: quasi tutti sono, spontaneamente, vegetariani, e un vegetariano avveduto non li priva certo di proteina. La carne gli viene imposta dall'idiozia carnivorista degli adulti.“
— Guido Ceronetti poeta, filosofo e scrittore italiano 1927
Source: Da La carta è stanca: una scelta, Adelphi, Milano, 2015, cap. I vegetariani https://books.google.it/books?id=in2XCgAAQBAJ&pg=PT32. ISBN 978-88-459-7679-7

„Tutti gli -ismi si nutrono l'uno dell'altro, ma in cima alla catena alimentare rimane sempre il maschio bianco macho da corporation, forte come un bue. Non redimibile, per quanto mi riguarda. Voglio dire, il classismo viene determinato dal sessismo perché è il maschio a decidere se esistono o no tutti gli altri -ismi. La decisione spetta agli uomini. […] Credo ancora che per definire con chiarezza tutti gli altri -ismi sia necessario far balzare agli occhi di tutti il sessismo. È quasi impossibile deprogrammare gli oppressori maschi incestuosamente radicati, soprattutto se sono cresciuti così in famiglia generazione dopo generazione.“
— Kurt Cobain cantante statunitense 1967 - 1994

„Ero dotato, sono dotato. A volte mi guardo le mani e mi rendo conto che sarei potuto diventare un grande pianista o qualcosa del genere. Ma che cos'hanno fatto, le mie mani? Mi hanno grattato le palle, hanno scritto assegni, hanno allacciato scarpe, hanno tirato la catena del water ecc. Ho sprecato le mani. E la testa.“
— Charles Bukowski poeta e scrittore statunitense 1920 - 1994
1995, p. 13

„Lei, per un istante tra le braccia | l'attimo dopo un'ombra lontana, | lei, luce dell'alba | la cui nudità scorgono solo i ciechi | donna libera, donna in catene, | donna libera persino dalla libertà, | punto dove l'inferno e il paradiso s'incontrano in pace, | desiderio assoluto, e voglia di desiderare, || Lilith, albero chino dal peso dei suoi fiori | Lilith, fulmine all'orlo dell'abisso | Lilith, tenera nella vittoria, potente nella sconfitta | Lilith, senza certezze né bisogni | che parla per tutte le donne, | che vede senza mai scegliere | che sceglie senza mai sprecare.“
— Joumana Haddad poetessa, giornalista e traduttrice libanese 1970

„L'umanità rischia un effetto a catena distruttivo: esaurimento di energia, di acqua potabile, di alimenti base per soddisfare consumismi alimentari errati. In Cina e in India è aumentato il consumo di carne, così come non si ferma in Occidente. I conti non tornano. Sei miliardi di abitanti, tre miliardi di bovini da macello (ogni chilo di carne brucia 20 mila litri d'acqua), 15 miliardi di volatili da alimentazione, produzione di combustibili dai cereali. Tra un po' non ci sarà più cibo. Grano, soia, riso, mais costano sempre di più e vanno a ingrassare gli animali da allevamento. Dobbiamo fermarci ora. Primo passo: diventare vegetariani, o quasi.“
— Umberto Veronesi medico, oncologo e politico italiano 1925
Source: Da Tutti vegetariani. È la battaglia che farò in Senato https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2008/maggio/20/Tutti_vegetariani_battaglia_che_faro_co_9_080520097.shtml, Corriere della Sera, 20 maggio 2008, p. 9.

„Amore mio non devi stare in pena | questa vita è una catena | qualche volta fà un po' male. | Guarda come son tranquilla io | anche se attraverso il bosco | con l'aiuto del buon Dio | stando sempre attenta al lupo.“
— Lucio Dalla musicista, cantautore e attore italiano 1943 - 2012
da Attenti al lupo, n. 1

„Giorno afoso, una cuccia e un cane alla catena. | Poco più in là una ciotola ricolma d'acqua. | Ma la catena è corta e il cane non ci arriva. | Aggiungiamo al quadretto ancora un elemento: | le nostre sono molto più lunghe | e meno visibili catene | che ci fanno passare accanto disinvolti.“
— Wisława Szymborska poetessa e saggista polacca 1923 - 2012
Source: Da Basta così, Adelphi, 2012; citato nel sito http://www.rai.it/dl/radio1/2010/programmi/articoli/ContentItem-2c15b9c8-250a-40b4-83e4-47b891d83ee7.html della trasmissione Con parole mie di Radio 1.
„Parigi non è una città, è l'immagine, il segno, il simbolo della Francia, il suo presente e il suo passato, l'immagine della sua storia, della sua geografia, della sua più recondita essenza. E' una città intrisa di significati, più di Londra, Madrid, Stoccolma e Mosca, quasi allo stesso modo di Pietroburgo, New York o Roma. Parigi trasuda questi significati, ha tanti aspetti, è sfaccettata, parla di futuro e di passato, è stracolma di manifestazioni del presente, sprigiona l'aura pesante, ricca e densa del tempo in cui viviamo. Non ci si può vivere ignorandola, non è possibile isolarsi, rinchiudersi: penetra comunque in casa, nella stanza, in noi stessi, ci cambierà, ci costringe rà a crescere, a invecchiare, rovinandoci o innalzandoci, forse uccidendoci.
Esiste presente ed eterna, sta intorno e dentro di noi. Puoi amarla o odiarla, ma non le sfuggirai. Parigi suscita una catena di associazioni e tu stesso ne sei un anello. Avvinto, non sei più quello di prima: ti inghiotte, ma è tua, vi siete mangiati a vicenda, ti scorre nel sangue.“
— Nina Nikolaevna Berberova scrittrice russa 1901 - 1993
„Siamo ingabbiati in un'immagine, in una messinscena. La cosa triste è che le persone sono molto abituate alla propria immagine, crescono attaccate alle proprie maschere, amano le proprie catene, si dimenticano chi sono in realtà, e se cerchi di ricordarglielo loro ti odiano. Come se tu stessi per carpirgli le loro proprietà più preziose.“
— Jim Morrison cantautore e poeta statunitense 1943 - 1971

„[Il Matrimonio] è l'anello d'oro di una catena il cui inizio è dato da uno sguardo, e il cui termine è l'Eternità“
— Khalil Gibran poeta, pittore e filosofo libanese 1883 - 1931

„L'aforismo è l'ultimo anello di una lunga catena di pensieri.“
— Marie von Ebner-Eschenbach scrittore 1830 - 1916
p. 201

„Nella libera replica della Madonna delle, del 1522, ora nella Galleria di Brera, Bernardino Conti, parafrasando Leonardo, dà alla Madonna un movimento sgangherato, occhi e lineamenti grossi, capelli intrecciati a catena; e dà ai bambini, tratti da un altro modello leonardesco ripetuto da tutta la schiera de' seguaci, corpi gonfi, occhi smorti ed enormi fronti convesse. Il fondo di rocce, apparato fantastico composto da Leonardo con l'osservazione del vero, è qui mutato in un capriccioso torracchione, tutto frastagliato e forato, e i pinnacoli diventano torricelle con certe strane dentellature, come di chiavi; pizzettature di cartone sembrano le stalagmiti immaginate dal maestro sopra il capo delle sacre figure, e strani monticelli a ventaglio allineati sull'acqua diventano le scogliere lontane, uscenti nell'esemplare dalla nebbia luminosa. Copiando Leonardo, Bernardino mostrò di non aver nulla inteso dei principî del maestro.“
— Adolfo Venturi (storico dell'arte) storico dell'arte e accademico italiano 1856 - 1941
vol. 7, parte 4, pp. 1042-1043

„[A proposito del aradosso del Grand Hotel di Hilbert]. C'è un albergo con infinite stanze, 1 2 3… Arrivano infiniti ospiti che riempiono tutte le stanze. Poi arriva un'altra persona, ma tu hai riempito tutte le stanze. Come fai? Dici alla persona che sta nella stanza 1 di andare nella stanza 2, a quello della stanza 2 nella stanza 3 e così via. E ti si è liberata una stanza: infinito più uno è sempre infinito. Arrivano altri infiniti ospiti? Lo stesso meccanismo non funziona più, perché non finiresti mai di liberare stanze a catena. Allora quello della stanza 1 lo metti nella 2, dalla 2 alla 4, dalla 3 alla 6 e così via. Così hai infinite stanze libere (perché i numeri dispari sono infiniti) e puoi fare entrare tutti i nuovi ospiti tutti hanno la stanza.“
— Alessio Figalli matematico italiano 1984

„Euclione: Sono perduto! Sono morto! Sono assassinato! Dove correre? Dove non correre? Fermalo, fermalo! Fermare chi? Chi lo fermerà? Non so, non vedo nulla, cammino alla cieca. Dove vado? dove sono? chi sono? Non riesco a stabilirlo con esattezza. [Al pubblico] Vi scongiuro, vi prego, vi supplico, aiutatemi voi: indicatemi l'uomo che me l'ha rubata. [A uno spettatore] Che ne dici tu? Voglio crederti: lo capisco dalla faccia, che sei una brava persona… Che c'è? perché ridete? Vi conosco tutti: so che qua ci sono parecchi ladri, che si nascondono sotto una toga imbiancata a gesso, e se ne stanno seduti, come fossero galantuomini… Eh? Non ce l'ha nessuno di costoro? Mi hai ucciso! Dimmi dunque, chi l'ha? Non lo sai? Ah, povero, povero me! Sono morto! Sono completamente rovinato, sono conciato malissimo: troppe lacrime, troppe sventure, troppo dolore mi ha portato questo giorno; e fame, e miseria!… Sono il più sventurato tra gli esseri della terra. Che bisogno ho di vivere, ora che ho perduto tutto quell'oro che avevo custodito con tanta cura! Mi sono imposto sacrifici, privazioni; ed ora altri godono della mia sventura e della mia rovina. Non ho la forza di sopportarlo.
Liconide: [A parte, uscendo dalla casa di Megadoro] Chi sta lamentandosi? Chi piange e geme davanti a casa nostra? Ma è Euclione, mi pare. Sono completamente perduto; s'è scoperto tutto. Senza dubbio sa già che sua figlia ha partorito. Ora non so che fare. Devo andarmene o rimanere? affrontarlo o evitarlo? Per Polluce! Non so più che fare.
Euclione: Chi sta parlando là?
Liconide: Sono io, un infelice.
Euclione: Infelice sono io, e sventurato! io che sono stato colpito da sì grande disgrazia, da sì grande dolore!
Liconide: Fatti coraggio.
Euclione: Farmi coraggio? Come potrei, di grazia?
Liconide: Il misfatto che t'angustia il cuore, sono stato io a compierlo: lo confesso.
Euclione: Cosa mi tocca sentire?
Liconide: La verità.
Euclione: Che male t'ho dunque fatto, o giovine, perché tu agissi così e rovinassi me e i miei figli?
Liconide: È un dio che mi ci ha indotto e mi ha attratto verso di lei.
Euclione: Come?
Liconide: Confesso d'aver commesso un torto; so di essere colpevole. E così vengo a pregarti di essere indulgente, di perdonarmi.
Euclione: Come hai osato fare una cosa simile: toccare ciò che non era tuo?
Liconide: Che vuoi farci? Ormai è fatta; non si può disfare. È stato il volere degli dèi, senza dubbio: certo, senza la loro volontà, non sarebbe accaduto.
Euclione: E allora credo che gli dèi abbiano anche voluto che io ti facessi crepare in catene, in casa mia.
Liconide: Non dir questo!
Euclione: Perché dunque hai toccato, contro il mio volere, una cosa mia?
Liconide: È stata colpa del vino e dell'amore.
Euclione: Sfrontatissimo essere! Aver osato presentarti a me con un simile discorso! Impudente! Se esiste un diritto che ti permette di scusare una simile azione, non ci resta che andare a rubare pubblicamente gioielli alle matrone, in pieno giorno; e se poi dovessimo essere arrestati, ci scuseremmo dicendo che l'abbiamo fatto in istato d'ebbrezza, per amore! Varrebbero troppo poco, il vino e l'amore, se l'ubriaco e l'innamorato avessero il diritto di soddisfare impunemente i loro capricci.
Liconide: Ma io vengo di mia spontanea volontà a supplicarti di perdonare la mia follia.
Euclione: Non mi piacciono gli individui che si scusano dopo aver fatto del male. Tu sapevi che essa non era tua; non avresti dovuto toccarla.
Liconide: Dal momento che ho osato toccarla, non voglio cercare pretesti, ma tenerla nel migliore dei modi.
Euclione: Tu vorresti tenere, contro il mio volere, una cosa mia?
Liconide: Non pretendo d'averla contro il tuo volere; ma penso ch'essa mi spetti. Converrai subito tu stesso, Euclione, ch'essa deve spettare a me.
Euclione: E io – per Ercole!“
— Tito Maccio Plauto commediografo romano -254 - -184 a.C.
ti trascinerò subito dal pretore e t'intenterò un processo, se non restituisci...
Liconide: Cosa dovrei restituirti?
Euclione: Ciò che mi hai rubato.
Liconide: Io? rubato? dove? Cosa significa?
Euclione: [ironicamente] Che Giove ti protegga, com'è vero che tu non sai niente!
Liconide: A meno che tu non dica cosa stai cercando... (vv. 713-762; 1998)
Source: Nel lamento dell'avaro Euclione per il furto della pentola dell'oro, Plauto parodia i registri della poesia tragica, come farà anche Gaio Lucilio nel libro XXVI delle Satire.
Source: Fedria, figlia dell'avaro Euclione, ha partorito prima del matrimonio. Il padre del bambino è Liconide, che l'aveva violentata nove mesi prima, durante le Cerealia. Per riparare al danno, vuole prenderla in sposa, ma deve prima parlarne con il padre della ragazza, Euclione. Gli si avvicina, origlia, lo vede in preda al dolore e subito crede che egli abbia saputo della maternità della figlia. Infatti non sa che Euclione ha una pentola d'oro, il cui furto è la causa di tanto dolore. Il giovane si fa coraggio e gli parla: entrambi sottintendono la causa del dolore, così che il dialogo si intride di equivoco, in quanto Liconide confessa d'aver reso incinta Fedria mentre Euclione lo crede reo confesso del furto della pentola. Questa, per Plauto, è un'occasione d'oro per impostare la satira contro la categoria degli avari: l'avaro, influenzato nelle decisioni dalla sua stessa avarizia, formula male la classifica delle sue priorità e pospone la preoccupazione per i figli alla salvezza del patrimonio, che finisce per trascendere l'utilità e non procura altro che vane preoccupazioni.