Origine: Analisi dei principali poemi epici spagnuoli, p. 76
“Voltaire, il quale, più della verità, cercava il paradossale e il nuovo, nel suo Discorso sulla poesia epica lodò gli Araucana di don Alonso de Ercilla come l'epopea della Spagna; non altrimenti che epopea dell'Italia pose la Gerusalemme liberata. Incapace egli per indole e abitudine d'intendere il sublime, il semplice, il puro; angusto per pregiudizio di scuola e per culto della forma, badando alla distribuzione anziché al fondo, pretendeva restringere ogni poema nel preconizzato modello di Virgilio. Ma poema d'una nazione è quello dove trovansi ritratte la vita, la credenza, le cognizioni di essa in un dato tempo, e massime di que' tempi primitivi, dove la mistura eterogenea non alterò, né l'incivilimento spianò ancora le forme, che perpetuamente costituiranno il carattere di essa.”
Origine: Biografie per corredo alla Storia universale, p. 310
Argomenti
vita , scuola , pace , verità , abitudine , altero , ancora , angustia , carattere , cognizione , credenza , culto , dato , discorso , distribuzione , don , epica , epopea , fondo , forma , incapace , indole , massimo , modello , nazione , nuovo , poema , poesia , pregiudizio , primitivo , ritratto , semplice , sublime , tempo , spiano , puroCesare Cantù 57
storico, letterato e politico italiano 1804–1895Citazioni simili
Origine: Peer Gynt.
Origine: Ibsen, p. 120
“Grazie al nemico la vita, questo sinistro accidente, si trasforma in epopea.”
Origine: Sabotaggio d'amore, p. 16
Argomento storico, macchinismo ed intenzione del poema, 2; p. 7
Italiade
da Vanity Fair; citato in Buon compleanno Inter http://www.gadlerner.it/2008/03/06/buon-compleanno-inter.html, 6 marzo 2008
da Rapsodia sul classico: contributi all'Enciclopedia italiana, a cura di Fritz Bornmann, Giovanni Pascucci e Sebastiano Timpanaro, Istituto della Enciclopedia italiana, 1986
I, III, VII; 1981
I miserabili
Variante: V'è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo;
v'è uno spettacolo più grande del cielo, ed è l'interno dell'anima.
Far il poema della coscienza umana, foss'anco d'un sol uomo, del più infimo fra gli uomini, sarebbe come fondere tutte le epopee in un'epopea superiore e definitiva. La coscienza è il caos delle chimere, delle cupidigie e dei tentativi, la fornace dei sogni, l'antro delle idee di cui si ha vergogna; è il pandemonio dei sofismi, è il campo di battaglia delle passioni. Penetrate, in certe ore, attraverso la faccia livida d'un uomo che sta riflettendo, guardate in quell'anima, in quell'oscurità; sotto il silenzio esteriore, vi sono combattimenti di giganti come in Omero, mischie di dragoni ed idre e nugoli di fantasmi, come in Milton, visioni ultraterrene come in Dante. Oh, qual abisso è mai quest'infinito che ogni uomo porta in sé e col quale confronta disperatamente la volontà del cervello e gli atti della vita!