“Perché la cultura è ormai alla fine. […] Morirà, resteranno qua e là solo singoli ingredienti. È possibile che anche in futuro da qualche parte si venderanno olive ripiene al pomodoro. Ma sarà ormai estinto quel genere di persone che avevano coscienza di una cultura. La gente avrà soltanto delle conoscenze, e non è la stessa cosa. La cultura è esperienza, […]. Un'esperienza continua, costante, come la luce del sole. La conoscenza è solo un accessorio.”

La donna giusta

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 06 Marzo 2023. Storia
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scrittore e giornalista ungherese 1900–1989

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“La conoscenza NON è cultura. Il campo della cultura comincia quando si è «dimenticato-non-so-che-libro.»”

Ezra Pound (1885–1972) poeta, saggista e traduttore statunitense

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“Quando l'intelletto si fonde con esperienza, creatività, cultura e curiosità, forma una persona di un altro livello.”

Prevale (1983) disc jockey, produttore discografico e conduttore radiofonico italiano

Origine: prevale.net

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“Apprendimento e conoscenza in una cultura orale significano identificazione diretta, empatica con il conosciuto.”

Origine: Citato in Vincenzo Cuomo, Le parole della voce, [Lineamenti di una filosofia della phoné], Edisud, Salerno, 1998, p. 20.
Origine: Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, p. 75

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“Il che m'indurrebbe a riflettere su come, in questo universo globalizzato in cui pare che ormai tutti vedano gli stessi film e mangino lo stesso cibo, esistano ancora fratture abissali e incolmabili tra cultura e cultura. Come faranno mai a intendersi due popoli di cui uno ignora Totò?”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Origine: Commentando le richieste di chiarimenti per una traduzione in cinese di una raccolta di bustine, fra cui alcune su certi riferimenti a vari film di Totò.
Origine: Da Ma che capirà il cinese?, La bustina di Minerva, L'espresso, n. 45, anno LIII, 15 novembre 2007.

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“Dove si trova la conoscenza? I bambini di solito cominciano con il dare per scontato che l'insegnante possieda la conoscenza e la trasmetta alla classe. Se si creano le condizioni opportune, imparano presto che anche altri componenti della classe potrebbero possedere delle conoscenze, e che queste conoscenze possono essere condivise. (Naturalmente lo sanno fin dall'inizio, ma solo riguardo ad argomenti spiccioli.) In questa seconda fase, la conoscenza esiste nel gruppo – ma in modo inerte. È possibile allora vedere la discussione di gruppo come un modo di creare conoscenza invece che semplicemente come un modo per scoprire chi possiede quali conoscenze?
C'è un ulteriore passo da compiere, che ci porta a toccare uno degli aspetti più profondi della conoscenza umana. Se nessun membro del gruppo "sa" la risposta, dove si può andare a "scovarla"? È il balzo che porta a concepire la cultura come un magazzino, come un deposito di attrezzi o qualcosa di simile. Esistono cose note a tutti gli individui (più di quante essi stessi sappiano); più cose ancora sono conosciute dal gruppo possono essere scoperte tramite una discussione all'interno del gruppo; e molte più ancora sono immagazzinate in qualche altro posto – nella "cultura", per esempio nella testa delle persone più colte, nei manuali, nei libri, nelle mappe e così via. Per definizione, praticamente nessuno in una cultura sa tutto quello che c'è da sapere su di essa. E allora cosa dobbiamo fare quando non sappiamo come andare avanti? E quali sono i problemi che incontriamo nel reperire la conoscenza che ci serve?
Se sappiamo rispondere a questa domanda siamo sulla buona strada per capire cos'è una cultura. Non ci vorrà molto perché un bambino cominci a capire che la conoscenza è potere, o che è una forma di ricchezza, o che è una rete di sicurezza.”

Jerome Bruner (1915–2016) psicologo statunitense

da La cultura dell'educazione, Feltrinelli, Milano, 1997, pp. 64-65

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