“[Parlando di un suo gatto] Si chiamava Ciccino, è stato con me dal 1932 al 1943, ho studiato con lui sulle mie ginocchia, dalla prima media al terzo anno di università. Durante la guerra riuscì a compiere un'impresa storica. Il cibo era razionato, ma si infilò nella casa di un federale e gli rubò una forma di pecorino. Con quel pezzo di formaggio in bocca più grande di lui riuscì a tornare a casa. Ma lo videro e dovetti restituire la forma. Lui ci rimase così male che per consolarlo gli cedetti la mia razione di cibo.”
Origine: Citato in Maurizio Costanzo, Preferisco i cani (e un gatto), Mondadori, Milano, 2011, p. 61. ISBN 978-88-04-61429-6