“Se si fosse potuto scrivere a qualcuno la propria occhiata come oggigiorno si scrivono le proprie «idee» ed «intenzioni», allora forse (curiosa fantasia) anche dell'ingenuità dello sguardo sarebbe già andato perduto molto di più. In una lettera o in un libro è possibile nascondere con gran successo la propria voce dietro l'artificio che è il linguaggio scritto; ma lo sguardo ha sempre, per modo di dire, la propria «voce», la sua immediata e inoccultabile presenza; e viceversa si può dunque anche dire che la voce è lo sguardo del linguaggio. Se l'idolatria della parola, tipica degli intellettuali, non ci avesse colpiti di cecità, noi potremmo di nuovo mediante lo strumento-lingua guardare francamente negli occhi il poeta ed il filosofo.”
da Il convento degli intellettuali, Libro Primo, Dignità umana, pp. 47-48
La democrazia di nessuno