“Mi è accaduto durante le passeggiate solitarie per i boschi che circondano Baarn di fermarmi di colpo sui miei passi, colto da una sensazione allarmante, irreale e allo stesso tempo deliziosa: mi trovavo faccia a faccia con l'inspiegabile. Quell'albero davanti a me, come oggetto, come parte dei boschi, può non essere sorprendente. La distanza, lo spazio, che è tra di noi sembra, comunque, improvvisamente enigmatica. Non conosciamo lo spazio. Non lo vediamo, non lo ascoltiamo, non lo sentiamo. Siamo in mezzo a esso, ne facciamo parte, ma non ne sappiamo nulla. Posso misurare la distanza tra me e un albero, ma quando dico "tre metri", quel numero non svela in alcun modo il mistero. Vedo solo frontiere, segni; non vedo lo spazio vero e proprio. Il vento che soffia sul mio viso pungendomi la pelle, non è spazio. Quando tengo un oggetto tra le mani, non sento l'oggetto spaziale in sé. Lo spazio resta impenetrabile, un miracolo.”
Origine: Da L'impossibile, in Esplorando l'infinito, Garzanti, Milano, 1991, p. 151.
Argomenti
tre-giorni , spazio , oggetto , distanza , parte , passeggiata , colto , frontiera , soffio , sorprendente , solitario , viso , colpo , miracolo , pelle , albero , sensazione , mister , mistero , vento , numero , mezzo , vero , modo , tempo , stesso , essere , resta , proprio , nullaMaurits Cornelis Escher 6
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