Frasi su delatore

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema delatore, essere, processo, stato.

Frasi su delatore

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“Ateniesi, voi avrete sempre in me un consigliere anche se non lo volete, ma mai un delatore anche se lo volete.”

Demostene (-384–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

dalla Vita di Demostene di Plutarco, edizione Fabbri Editori

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“Nella sua modestia si considerava un grafomane. Invece era un delatore.”

Stanisław Jerzy Lec (1909–1966) scrittore, poeta e aforista polacco

Pensieri spettinati

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“Va, sciagurato, mi metti orrore; | sei delatore!”

Giovanni Prati (1814–1884) poeta e politico italiano

da Canti per il popolo – Il delatore

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“A lui non frega nulla di Eluana. A lui interessa affermare il principio che una sentenza definitiva può essere ribaltata per decreto, o per legge ordinaria, o per legge costituzionale. A lui non frega nulla della vita e della morte. A lui interessa compiacere il Vaticano con un decreto impopolare ma a costo zero, fatto già sapendo che il Quirinale non lo firmerà, dunque senza pagare alcun prezzo di impopolarità. A lui non frega nulla delle questioni etiche. A lui interessa coprire il colpo di mano contro la giustizia e la civiltà: i medici trasformati in questurini e delatori contro i malati clandestini; le ronde illegali legalizzate; le intercettazioni legali proibite; gli avvocati promossi a padroni del processo, che faranno durare decenni convocando migliaia di testimoni inutili per procacciare ai clienti ricchi l'agognata prescrizione; i pm degradati ad «avvocati dell'accusa», come negli stati di polizia, dove appunto la polizia, braccio armato del governo, fa il bello e il cattivo tempo senza controlli della magistratura indipendente; dulcis in fundo, abolito l'appello del pm contro l'assoluzione o la prescrizione in primo grado, ma non quello del condannato (non hai vinto? Ritenta, sarai più fortunato), sempre all'insegna della «parità fra difesa e accusa». Tutte leggi incostituzionali che, dopo il no del Quirinale al decreto contra Eluana, hanno molte possibilità in più di passare. Per giunta, inosservati. Parlare di colpo di Stato è puro eufemismo. E poi, che sarà mai un colpo di Stato? Se la Costituzione non lo prevede, si cambia la Costituzione.”

Marco Travaglio (1964) giornalista, saggista e scrittore italiano

Tecnica di un colpo di Stato, 11 febbraio 2009
l'Unità

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“Elenco di titani. A destra una legione di pensatori, la Gironda; a sinistra un gruppo di atleti: la Montagna. Da un lato Brissot, che aveva avuto in consegna le chiavi della Bastiglia; Barbaroux, influenzatissimo dai Marsigliesi; Kéervélegan, che disponeva del battaglione di Brest accasermato al fabourg Saint-Marceau; Gensonné, che aveva consacrato una supremazia dei rappresentanti sui generali; il truce Gaudet, al quale la regina aveva mostrato alle Tulieries il delfino addormentato, il fatale Gaudet che baciò la fronte del fanciullo e fece mozzare la testa al padre; Salles, il chimerico delatore di collusioni della Montagna con l'Austria; Sillery, lo zoppo della destra come Couthon era lo storpio della sinistra; Lause-Duperret, che trattato da uomoda un giornalista, invitò a cena quest'ultimo affermando che, secondo lui, stava a significare semplicemente un uomo che pensava in modo differente; Rabaut-Saint-Étienne, che aveva iniziato il suo almanacco per il 1700 con le parole «La Rivoluzione è finita»; Quinette, che fu tra coloro che accelerarono la fine di Luigi XVI; il giansenista Camus, che stava redigendo la costituzione civile del clero, credeva ai miracoli del diacono Paris, e si prosternava ogni sera davanti a un Cristo alto sette piedi inchiodato al muro della sua stanza; Fauchet, un prete che con Camille Desmoulins aveva partecipato al 14 Luglio; Isnard, colpevole di aver asserito: «Parigi sarà distrutta», mentre Brunswick affermava: «Parigi sarà incendiata»; Jacob Dupont, il primo a professare: «Io sono ateo » ottenendo da Robespierre questa singolare risposta: «L'ateismo è aristocratico»; Lanjuinais, tenace, sagace, coraggioso bretone; Ducos, l'Eurialo di Boyer-Fonfrède, Rebecqui, il Pilade di Barbaroux, che presentò le dimissioni per il ritardo frapposto all'esecuzione di Robespierre; Richaud, ostile al permanere delle sezioni; Lasource, che aveva lanciato questo motto micidiale: «Guai alle nazioni che si mostrano riconoscenti» e che, ai piedi del patibolo, doveva contraddirsi con queste parole lanciate alla Montagna. «Noi moriamo perché il popolo sonnecchia, voi morirete quando si sveglierà» Biroteau, che fece decretare l'abolizione dell'inviolabilità, e fu così, l'incosciente fabbro della mannaia e carnefice di se stesso; Charles Villatte, che mise in pace la propria coscienza con questa protesta: «Non voterò mai sotto la minaccia di un coltello»; Luovet, autore di, che finì come libraio in Palais-Royal avendo per cassiere Lodoiska; Mercier, autore dei, il quale affermava: «Tutti i re hanno sentito sulla loro nuca il 21 gennaio»; Marec, che si preoccupava soltanto della «fazione degli antichi pregiudizi»il giornalista Carrà, che davanti al patibolo commentava: «Sono seccato di morire perché non potrò assistere al seguito»; Vigés che si vantava di essere granatiere del secondo battaglione di Mayenne-et-Loire, e che, alle minacce che gli venivano dalla tribuna del pubblico, urlava: «Io chiedo che al primo mormorio del pubblico, ognuno di noi esca di qui per marciare su Versailles, spada in pugno!»; Buzot, votato alla morte per fame; Valazé, votato al proprio pugnale; Condorcet, che doveva morire a Bourg-la-Reine, località ribattezzata Bourg Ėgalité, denunciato da un libro di Orazio che teneva in tasca; Pétion, adorato dalla folla nel 1792 e divorato dai lupi nel 1794, e altri venti ancora; Ponécoulant, Morbotz, Lidon, Saint-Martin, Dussaulx, traduttore di Giovenale e combattente nella campagna di Hannover, Boileau, Bertrand, Lesterp-Beuavais, Lesage, Gomaire, Gardien, Mainvielle, Duplantier, Lacaze, Antiboule, primo fra tutti, un Branave che veniva chiamato Vergniaud.”

Victor Hugo (1802–1885) scrittore francese

Ninety-Three

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