Frasi su imperatore
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“Lo scià era stato un despota a tratti illuminato e innovatore, a tratti incline alla repressione e ignaro della rivolta che covava tra i sudditi. Aveva regnato trentasette anni e anche lui aveva fatto la sua Rivoluzione bianca. In particolare una riforma agraria che non aveva colpito troppo i latifondisti. A restituirgli il trono travolto da un'insurrezione popolare, nel 1953, era stata la Cia. Non gli erano poi mancati gli ossequi di mezzo mondo. Ossequi di un'intensità proporzionata alla produzione petrolifera della Persia. Persia era il nome che lo scià preferiva per il suo paese. Lo voleva storicamente collegato all'epoca preislamica. La protezione della superpotenza americana gli era garantita. Migliaia di esperti militari venuti dagli Stati Uniti erano la prova concreta che per questi ultimi la Persia di Pahlevi era il migliore alleato nella regione, insieme a Israele. L'idea di poter essere scalzato dai religiosi non l' aveva forse mai sfiorato. Lui aveva seguito le orme del padre, umiliandoli in più occasioni. Reza scià, il genitore, aveva destituito la vecchia dinasta Qajar e si era proclamato imperatore nel 1925, quando era un semplice ufficiale venuto dalla gavetta. Imitando il turco Ataturk, suo grande ispiratore, entrava a cavallo nelle moschee per dimostrare in quale conto tenesse la religione e i religiosi. Cosi aveva fondato una nuova dinastia, quella dei Pahlevi, giudicati dei parvenus da chi poteva vantare un antico sangue reale.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano
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“È proprio dell'umana natura, che il violento passaggio dalle angustie e dai travagli alla piena dei piaceri faccia rilassare anche le fibre più robuste; qui poi più vivamente operava, perché trovava spiriti fiacchi e spossati, che esposti a seduzioni di ogni sorta, erano i primi maestri nell'arte di darsi bel tempo. Fra questi primeggiava Metternich, anima del congresso, braccio destro dell'imperatore. Con tanti titoli, chi altri avrebbe potuto andargli innanzi? E già fin d'allora non mancò chi, deplorando un tal fatto, previde com'egli colle sue astuzie, e co' suoi tranelli, non meno che colla sua mediocrità e leggerezza, avrebbe reso sterili tutti i fecondi risultati che si attendevano dal Congresso. (pp. 200-201)”

Georg Gottfried Gervinus (1805–1871) politico e storico tedesco

(da La restaurazione e il Trattato di Vienna https://archive.org/details/bub_gb_LmkyucAWRhgC/page/n6, traduzione dal tedesco, Corona e Caimi editori, Milano, 1869, pp. 200-201)
La Restaurazione e il Trattato di Vienna
Variante: È proprio dell'umana natura, che il violento passaggio dalle angustie e dai travagli alla piena dei piaceri faccia rilassare anche le fibre più robuste; qui poi più vivamente operava, perché trovava spiriti fiacchi e spossati, che esposti a seduzioni di ogni sorta, erano i primi maestri nell'arte di darsi bel tempo. Fra questi primeggiava Metternich, anima del congresso, braccio destro dell'imperatore. Con tanti titoli, chi altri avrebbe potuto andargli innanzi? E già fin d'allora non mancò chi, deplorando un tal fatto, previde com'egli colle sue astuzie, e co' suoi tranelli, non meno che colla sua mediocrità e leggerezza, avrebbe reso sterili tutti i fecondi risultati che si attendevano dal Congresso.

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“Temo di avere un debole per criticare re e principi. Vedo poco da ammirare o ossequiare in loro. Ma ora stiamo arrivando a un uomo che, sebbene fosse un re e un imperatore, era grande e degno di ammirazione. Era Ashoka, nipote di Chandragupta Maurya.”

I am afraid I am a little too fond of running down kings and princes. I see little in their kind to admire or do reverence to. But we are now coming to a man who, in spite of being a king and emperor, was great and worthy of admiration. He was Ashoka, the grandson of Chandragupta Maurya.
Origine: Glimpses of World History, p. 61

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