Frasi su libro
pagina 17

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“Non questo è ciò che v'è di piú mirabile al mondo: il lieto in un baleno si converte in triste, se appena un po' a lungo ti ci fermi innanzi; e Allora Dio sa che cosa ti potrebbe frullar per la testa. Chissà, potresti addirittura finire a pensare: «Ma in fin dei conti, soltanto la Koròbočka sta cosí in basso sulla scala infinita della perfettibilità umana? È proprio tanto grande l'abisso che la divide dalla sorella inaccessibile fra le pareti d'una casa aristocratica, con infiorate scale di ghisa, bronzi splendenti, legni preziosi e tappeti, mentre sbadiglia su un libro che si forza a finire, in attesa d'una visita mondano-intellettuale, durante la quale avrà campo di far scintillare il suo spirito e di metter fuori pensieri imparati a memoria, pensieri che secondo le leggi della moda interessano la città per la durata d'una settimana: pensieri che non riguardano già quel che avviene in casa sua e nei suoi possedimenti, trascurati e in isfacelo per l'insipienza dei padroni, bensí quale rivolgimento politico stia preparandosi in Francia, o quale indirizzo abbia preso il cattolicesimo di moda?» Ma avanti, avanti! Perché parlare di questo? Ma perché, dunque, proprio nei momenti che non si pensa a nulla, e si è allegri, senza inquietudini, d'improvviso, per conto suo, ci traversa un'altra bizzarra corrente? Ancora il riso non ha fatto in tempo a sparire del tutto dal volto, e già sei diventato un altro fra le stesse persone di poc'anzi, già un'altra luce t'illumina il volto…”

III; 1977, pp. 55-56
Le anime morte, Parte prima

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“È piú che dubbioso che l'eroe da noi scelto sia piaciuto ai lettori. Alle signore non piacerà, questo si può dir di sicuro, giacché le signore esigono che l'eroe sia una perfezione assoluta, e basta che abbia, nell'anima o nel corpo, una qualsiasi macchiolina – apriti cielo! Per quanto profondo sia sceso in lui lo sguardo dell'autore, per quanto abbia reso con piú nettezza d'uno specchio la sua immagine, non gliene riconosceranno il minimo pregio. La stessa complessione pienotta e la mezza età di Číčikov gli saranno di grave pregiudizio: la complessione pienotta non verrà a nessun patto perdonata al nostro eroe, e moltissime signore, torcendo il viso dall'altra parte, diranno: – Pfu! com'è detestabile! – Ahimè, son tutte cose che l'autore sa bene; e, nonostante tutto, egli non può scegliere per suo eroe un uomo virtuoso. Ma… chissà, nel corso di questa stessa narrazione, si faranno sentire altre corde, non tocche fin qui; verrà a risaltare la smisurata ricchezza dello spirito russo; apparrà un uomo dotato di virtú sovrumane, o una di quelle prodigiose giovinette russe, come altrove non se ne trovano al mondo, in tutta la stupenda bellezza della sua anima femminile, tutta aspirazioni magnanime e spirito di sacrificio. E morti sembreranno, di fronte a loro, tutti gl'individui virtuosi dell'altre stirpi, com'è morto un libro di fronte alla viva parola! Si solleveranno i moti propri dell'indole russa… e si vedrà quanto a fondo sia penetrato nella natura slava ciò che ha sfiorato appena la natura degli altri popoli… Ma a che scopo parlare di quello che è innanzi? Non si conviene all'autore, che è un uomo educato ormai da gran tempo alla severa vita interiore e alla fredda lucidità della solitudine, lasciarsi trasportare come un giovanotto. A ogni cosa il suo turno, e il suo luogo, e il suo tempo! Ma l'uomo virtuoso, no, non l'abbiamo scelto a nostro eroe. E possiamo anche dire perché non l'abbiamo scelto. Perché è tempo, una buona volta, di concedere un po' di riposo al povero uomo virtuoso; perché a vuoto gira su tutte le labbra la parola uomo virtuoso; perché hanno ridotto a un cavallo l'uomo virtuoso, e non c'è scrittore che non ci scarrozzi, incitandolo colla frusta, o qualunque altra cosa gli capiti; perché hanno talmente massacrato l'uomo virtuoso, che ormai non c'è piú in lui neppur l'ombra della virtú – gli sono restate le coste e la pelle, al posto del corpo; perché ipocritamente si fa venire in ballo l'uomo virtuoso; perché non si rispetta, l'uomo virtuoso. No, è tempo, una buona volta, d'attaccare alle stanghe anche un farabutto. Suvvia dunque, attacchiamo questo farabutto!”

Nikolaj Vasiljevič Gogol (1809–1852) scrittore e drammaturgo ucraino

I, 11; 1977, p. 223

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“Il mio gran libro, da cui qui innanzi dovrò attingere con maggior cura ed affetto le divine lezioni di alta sapienza, è il Crocifisso.”

Papa Giovanni XXIII (1881–1963) 261° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

Il giornale dell'anima

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“Il suo libro su Papa Giovanni è per me un balsamo. L'ho letto una volta e lo rileggo ancora. Ho ammirato molto anche la presentazione.”

Pitigrilli (1893–1975) scrittore e aforista italiano

Origine: Da una lettera a Paolo Tanzella; citato in Presenza cristiana, n. 15, Andria.

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“Perché l'imitazione del male supera sempre l'esempio, come, per il contrario, quella del bene è sempre inferiore, figli ancor più turpi di questa dottrina sono i Misteri di Parigi, i quali non si arrossi di qualificare per libro morale, benché l'autore di esso, Eugenio Sue, fosse dai Francesi chiamato a gran ragione il Cristoforo Colombo dei bordelli. L'eroine del suo romanzo sono Rigolette e Fleur de Marie, leggiadrissime sartine di sedici anni e senza genitori, le quali coll'esercizio dell'arte loro reggono sottilmente la vita, e non hanno in fondo della loro borsa altro capitale che dugento franchi. La prima vive in una soffitta lietamente, né dimentica di Dio, ch'ella prega ogni giorno. La seconda, a cui rincresce la fatica, frequenta i passeggi e le taverne, dissipa il suo meschino peculio, e si risolve a far mercimonio del suo corpo pei suggerimenti d'una infame creatura. Ella si lascia persuadere così presto, che non può chiamarsi sedotta: non amore, non sensualità, ma solamente la promessa che prezzo di vergogna avrà ozio e un poco di pane, la conducono nell'orrido e crudelissimo lupanare dove si ruba, si assassina, si avvelena, e non paghi di vivere di delitto, si scherza pur col delitto.”

Giovanni Battista Niccolini (1782–1861) drammaturgo italiano

Origine: Cfr. Francesco Guicciardini, Storia d'Italia: «L'imitazione del male supera sempre l'esempio, come per il contrario l'imitazione del bene è sempre inferiore.»
Origine: Discorso sulla tragedia greca, p. XV-XVI

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“Se tutte le cose rimangono quali erano, è perché sono sempre cose eroiche; se tutte le cose rimangono quali erano, è perché sono sempre nuove. Un anime sola è data ad ogni uomo, e a ogni anima, una sola piccola potenza, – la potenza di superarsi in certi momenti e di assorbir le stelle. Se, di età in età, gli uomini sono dotati di questa potenza, tutto ciò che dà loro è grande. Tutto quello che fa credere loro di essere vecchi, è basso – sia un impero o una bottega in rovina. Tutto ciò che fa creder loro di essere giovani è grande, – sia una grande guerra, o una storia d'amore. E nel più oscuro libro di Dio, c'è una verità ch'è anche un enigma: gli uomini si affaticano per delle novità, siano mode, disegni, riforme, mutamenti; ma sono le cose vecchie quelle che stupiscono e colpiscono profondamente; sono le cose vecchie veramente giovani. Non v'è scettico che non sappia che molti hanno dubitato prima di lui; non v'è ricco o frivolo che non senta che tutte le novità sono vecchiumi; non c'è fanatico del mutamento che non senta la sua nuca curva sotto il peso della stanchezza dell'universo; ma a noi che ci dedichiamo alle cose antiche, la natura dà una giovinezza eterna. Nessun innamorato pensa che prima di lui vi sono stati altri innamorati; nessun padre pensa che vi son altri figliuoli prima del suo; e il popolo che lotta per la sua patria, non è preoccupato della solita storia degli Imperi scomparsi. Sì, voce tenebrosa, il mondo è sempre lo stesso, giacché tutto in esso è sempre imprevisto!”

Origine: Il Napoleone di Notting Hill, pp. 279-280

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“Ci ha sempre colpiti la constatazione che non c'è elemento della vita moderna che sia deploverole quanto il fatto che l'uomo moderno debba cercare la sua vita artistica interamente nello stato sedentario. Se desidera navigare in un mondo di fiaba, egli legge un libro; se desidera slanciarsi nel folto di una battaglia, legge un libro; se desidera scivolare giù da una balaustra, legge un libro. Noi gli diamo queste visioni, ma nello stesso tempo gli diamo anche l'esercizio, la necessità di saltare da un muro all'altro, di combattere con persone strane, di correre per le strade davanti a degli inseguitori: tutti esercizi igienici e divertenti. Noi gli diamo uno sprazzo del grande mondo primitivo di Robin Hood o dei cavalieri erranti del tempo in cui si giocava, sotto un cielo splendido, una meravigliosa partita. Noi riconduciamo gli uomini alla loro infanzia, al tempo divino in cui potevamo essere i protagonisti d'avventure, essere gli eroi di se stessi, in cui potevamo nello stesso momento danzare e sognare.”

Gilbert Keith Chesterton (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista inglese

Variante: "Ci ha sempre colpiti la constatazione che non c'è elemento della vita moderna che sia deploverole quanto il fatto che l'uomo moderno debba cercare la sua vita artistica interamente nello stato sedentario. Se desidera navigare in un mondo di fiaba, egli legge un libro; se desidera slanciarsi nel folto di una battaglia, legge un libro; se desidera scivolare giù da una balaustra, legge un libro. Noi gli diamo queste visioni, ma nello stesso tempo gli diamo anche l'esercizio, la necessità di saltare da un muro all'altro, di combattere con persone strane, di correre per le strade davanti a degli inseguitori: tutti esercizi igienici e divertenti. Noi gli diamo uno sprazzo del grande mondo primitivo di Robin Hood o dei cavalieri erranti del tempo in cui si giocava, sotto un cielo splendido, una meravigliosa partita. Noi riconduciamo gli uomini alla loro infanzia, al tempo divino in cui potevamo essere i protagonisti d'avventure, essere gli eroi di se stessi, in cui potevamo nello stesso momento danzare e sognare."
Origine: Il Club dei Mestieri Stravaganti, pp. 47-48

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“È strano, ma l'esempio che mi viene in mente è quello di un libro intitolato L'uomo che fu Giovedì. Era una sciocchezzuola un po' melodrammatica, pure conteneva una sua particolare teoria: un gruppo degli ultimi sostenitori di un ordine civile, lottano contro quello che, apparentemente, appare come un mondo in preda all'anarchia e scoprono, infine, che il misterioso capo degli anarchici è anche a capo dell'ordine costituito, la stessa creatura fiabesca che gli era apparsa piuttosto come l'orco di una pantomima. Soluzione logica (o folle) che ha indotto molti ad arguire che, in questo essere dalla natura ambigua, dovesse leggersi la descrizione della divinità, e il mio libro godette anche di un temporaneo rispetto tra coloro che amano questo tipo di intepretazione. L'errore era dovuto semplicemente al fatto che avevano letto il libro, ma non il titolo. Nel mio caso, veramente, si trattava di un sottotitolo. Il libro si chiamava L'uomo che fu Giovedì. Storia di un incubo. Non era inteso come la descrizione del mondo qual era o come io pensavo che fosse, anche quando i miei pensieri erano molto più incerti di quanto non siano ora. Era la descrizione del mondo di dubbi, di disordine e di disperazione del quale parlavano i pessimisti a quell'epoca, ma con un barlume di speranza posto proprio nell'alternativa insita in quel dubbio che anche i pessimisti, a tratti, avvertivano.”

Gilbert Keith Chesterton (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista inglese

dall' Illustrated London News del 13 giugno 1936; citato alla p. 173 de L'uomo che fu Giovedì, Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Luciana Crepax

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“Si potrebbe compilare il peggior libro del mondo usando solamente passi scelti dei migliori scrittori esistiti.”

Gilbert Keith Chesterton (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista inglese

Origine: Da On lying in bad and other essays, a cura di Alberto Manguel, Bayeux Arts, 2000.

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“[Riferito alla gotta] L'urina densa poi con sedimento bianco, dà indizio soffrirsi alle articolazioni o ai visceri, ed esservi timore di malattia.”

Aulo Cornelio Celso (-25–50 a.C.) enciclopedista e medico romano

libro II, capitolo VIII, p. 111
De medicina libri octo

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“I segni poi dell'infiammazione sono quattro, il rossore, ed il tumore, il calore, ed il dolore.”

Aulo Cornelio Celso (-25–50 a.C.) enciclopedista e medico romano

libro III, capitolo X, p. 157
De medicina libri octo
Origine: I quattro segni elencati da Celso: rubor (rossore), calor (aumento della temperatura), tumor (gonfiore) e dolor (dolore) costituiscono ancora oggi i segni cardinali dell'infiammazione acuta. Ad essi è stato aggiunto però un quinto segno, la functio laesa, l'inibizione della funzionalità dell'area colpita.

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“Nella sua profonda opera Della vita, che era anche il libro preferito di mia madre, Tolstoj parla della ragione come fonte stessa della nostra vita. Questo testo fu scritto con un vigore e un fervore eccezionali. In quel periodo si videro rinascere di nuovo in mio padre allegria e buon umore. Il suo lavoro lo appassionava ed era il segno più evidente della sua riuscita. Infatti questo libro di Tolstoj, poco noto alla massa dei lettori, è una delle più notevoli tra le sue opere filosofiche e religiose.
«La vera vita inizia solo nel momento in cui si manifesta la ragione.» La ragione è l'unica forza che riveli in noi l'amore.
Ed è ancora una nuova forma di fede che Tolstoj scopre all'interno della sua anima e che ci espone in quest'opera. A mio giudizio, Della vita e Il regno di Dio è in voi sono le opere religiose capitali di mio padre.
In quest'ultima opera di una chiarezza sorprendente e perfettamente armoniosa, Tolstoj esprime al meglio la propria dottrina, rivolgendosi direttamente agli uomini dalle professioni più disparate e predicando le sue idee. Zar, generali, ministri, giudici, preti, uomini di scienza, ognuno trova in questo sermone una parola che lo tocca personalmente e che lo invita a cambiare vita.
Fu l'ultima grande opera prettamente religiosa di mio padre e tutte quelle che scrisse in seguito non sono altro che ripetizioni.”

Lev L'vovič Tolstoj (1869–1945) scrittore russo

Origine: La verità su mio padre, pp. 123-124

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“Vi ringrazio di esistere e di aver acquistato questo libro. Sappiate che Vi amo.”

Roberto Antoni (1954–2014) scrittore, cantante e attore italiano

Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti

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“Non credete minimamente a ciò che dico. Non prendete nessun dogma o libro come infallibile.”

Gautama Buddha (-563–-483 a.C.) monaco buddhista, filosofo, mistico e asceta indiano, fondatore del Buddhismo

Origine: Citato in Gandhi, Buddismo, Cristianesimo, Islamismo, traduzione di Lucio Angelini, Tascabili Economici Newton, Roma, 2000, p. 30. ISBN 88-7983-259-X

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“Finito un libro mi metto i pesi alle caviglie per calmarmi con la fatica.”

Ferdinando Camon (1935) scrittore italiano

citato in Corriere della sera, 19 dicembre 2000

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“Gutenberg, il vostro torchio tipografico è stato violato da questo libro diabolico!”

Friedrich Kellner (1885–1970) politico tedesco

Origine: 1926 – 1932: era solito mostrare il proprio dissenso nel corso dei raduni politici sollevando il libro Mein Kampf di Adolf Hitler sopra la sua testa ed urlando alla folla riunita.
Origine: Versione orginale citata in Frank Schmidt-Wyk, Tagebücher gegen den Terror, 24 settembre 2006, Mainz Allgemeine Zeitung http://www.main-rheiner.de/region/objekt.php3?artikel_id=2052875, accessdate = 2007-04-29, lingua tedesca

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“Quasi tutto ciò che, nei tremila anni di della storia culturale cinese, vi è di più grande e significativo o ha tratto ispirazione da questo libro, o ha esercitato una influenza sulla sua interpretazione.”

Richard Wilhelm (1873–1930) orientalista, teologo e missionario tedesco

Origine: Citato in Fritjof Capra, Il Tao della fisica, traduzione di Giovanni Salio, Adelphi, 2010, p. 128.

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“In realtà ciò che l'autore nel libro presenta a stento è degno di una voce vuota o di un fungo avvelenato, molto meno quindi di un così alto prezzo e di una così grande fama: tutto viene copiato da un dialogo di Luciano e volto in forma peggiore.”

Jacob Friedrich Reimmann (1668–1743) teologo, pedagogo e filosofo tedesco

da Historia universalis atheismi et atheorum falso et merito suspectorum [...], Hildesiae, 1725, p. 374; citato in Immagini di Giordano Bruno 1600-1725, Procaccini, Napoli 1996, pp. 145-146

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“Qualunque libro, per innocuo, per utile che sia, può diventare dannoso, secondo la mente dell'uomo che 'l legge.”

Giuseppe Bianchetti (1791–1872) letterato e politico italiano

Origine: Dei lettori e dei parlatori: saggi due, p. 31

“Niun libro è saggio per quelli che non sono abbastanza saggi per esso.”

Giuseppe Bianchetti (1791–1872) letterato e politico italiano

Origine: Dei lettori e dei parlatori: saggi due, p. 31

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“Tutti quelli che prestavano servizio in Africa erano fantasmi svolazzanti e solo Scipione era fatto di carne ed ossa.”

sommario del libro XLIX; 1997
[R]eliquos, qui in Africa militarent, umbras volitare, Scipionem vigere.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL

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“[Masinissa, re di Numidia] dimostrò di esser così vigoroso nella pratica amorosa che generò un figlio a ottantasei anni compiuti.”

sommario del libro L; 1997
Masinissa […], adeo etiam Veneris usu in senecta viguit, ut post sextum et octogesimum annum filium genuerit.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Alla sua morte all'età di circa 90 anni, il re si lascia dietro una folla di pretendenti al trono.

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“Publio Cornelio Scipione venne soprannominato, per scherno, Serapione [dal tribuno della plebe Gaio Curiazio].”

sommario del libro LV; 1997
Origine: Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL, P. Cornelio Nasica, cui cognomen Serapion fuit ab inridente Curiatio tribuno plebis impositum.

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“Resta, Mancino!”

sommario del libro LV; 1997
Mane, Mancine.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Parole pronunciate dagli dèi che preannunciavano al console Gaio Ostilio Mancino, mentre si imbarcava per la Spagna, la sua salvezza e allo stesso tempo il suo futuro tenebroso; egli venne sconfitto ed esiliato da Roma.

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“Publio Cornelio Scipione Emiliano ridiede all'esercito una rigorossima disciplina militare, scacciando dal campo 2000 prostitute.”

sommario del libro LVI; 1997
Scipio Africanus […] obsedit […] exercitum ad severissimam militiae disciplinan […], duo milia scortorum a castris eiecit.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL

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“Quando avrai imparato a fare della tua spada un vallo, allora smetterai di portarti dietro il vallo!”

Publio Cornelio Scipione Emiliano: sommario del libro LVI; 1997
Cum gladio te vallare scieris, vallum ferre desinito.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Frase proverbiale rivolta ai soldati che procedevano con i paletti per la costruzione, a fatica sotto questo peso. L'espressione sta a significare sia che la difesa può non occorrere se dotati di buon attacco, ma anche che non ci si deve rinchiudere per paura o fiacchezza negli accampamenti sicuri, ma bisogna affrontare il nemico corpo a corpo.

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“[Roma] Città in vendita, andrai presto in rovina, se si troverà uno in grado di comperarti!”

Giugurta: sommario del libro LXIV; 1997
O urbem venalem et cito perituram, si emptorem invenerit.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Vedasi anche Sallustio, che nel suo scritto La guerra di Giugurta, cap. XXXV, dice similmente Urbem venalem et mature perituram, si emptorem invenerit.

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“Pirro, irripetibile stratega, fu più bravo a vincere una battaglia che la guerra.”

Tito Lívio (-59–17 a.C.) storico romano

libro XII; 1997
Commento all'Eneide di Virgilio

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“Sulla tua Fortuna ha avuto la meglio la mia malasorte.”

Tito Lívio (-59–17 a.C.) storico romano

Cornelia: libro CXII; 1997

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“[Riferendosi a Cicerone] Il suo ingegno gli propiziò abbondanza di opere e di riconoscimenti.”

Tito Lívio (-59–17 a.C.) storico romano

libro CXX; 1997

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“L'ali apersi a un sospiro, e l'infinito | Amor nel libro, dove tutto è scritto, | II mio peccato cancellò col dito.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Canto terzo, p. 22
In morte di Ugo Bass-Ville

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“Che cosa è un libro di filosofia? Troppe volte è l'abito di lusso che copre la povertà del cuore.”

Ambrogio Bazzero (1851–1882) scrittore e poeta italiano

Storia di un'anima, Lagrime e sorrisi

“Se tu, ogni sera, annotassi le impressioni avute nella giornata, avresti un dì un libro di preghiere.”

Ambrogio Bazzero (1851–1882) scrittore e poeta italiano

Storia di un'anima, Lagrime e sorrisi

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“Il più antico libro del mondo? Fuor di dubbio è la Bibbia, che l'odierna generazione ha il torto di leggere poco.”

Alessandro Cutolo (1899–1995) conduttore televisivo, attore e storico italiano

p. 8

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“Tra tutte le leggi non ve n'è più favorevole a Principi, che la Christiana; perché questa sottomette loro, non solamente i corpi, e le facoltà de' sudditi, dove conviene, ma gli animi ancora, e le conscienze; e lega non solamente le mani, ma gli affetti ancora, e i pensieri.”

Giovanni Botero (1544–1617) presbitero, scrittore e filosofo italiano

da Della Ragion di Stato, Giolitti, Venezia 1589, libro II, Modi di propagar la religione; citato in Gustavo Zagrebelsky, Contro l'etica della verità, Edizioni Laterza, Bari, 2008, p. 41

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“I grandi libri. Ogni grande libro è stato scritto dall'autore per se stesso.”

Alberto Asor Rosa (1933) critico letterario italiano

L'ultimo paradosso

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“Se la bontà, la moderazione, la virtù, le sostanze, la nobiltà, potessero far resistere alla morte, non sarebbe morto Federico, che qui giace.”

libro VI, cap. XLI
Si probitas, sensus, virtutum gratia, census, | Nobilitas orti possent resistere morti, | Non foret extinctus Fredericus, qui jacet intus...
Nova Cronica