Frasi su ricorrenza

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema ricorrenza, anno, vita, natale.

Frasi su ricorrenza

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“Per il clima che lo contraddistingue, il Natale è una festa universale. Anche chi non si professa credente, infatti, può percepire in questa annuale ricorrenza cristiana qualcosa di straordinario e di trascendente, qualcosa di intimo che parla al cuore. È la festa che canta il dono della vita. La nascita di un bambino dovrebbe essere sempre un evento che reca gioia; l'abbraccio di un neonato suscita normalmente sentimenti di attenzione e di premura, di commozione e di tenerezza. Il Natale è l'incontro con un neonato che vagisce in una misera grotta. Contemplandolo nel presepe come non pensare ai tanti bambini che ancora oggi vengono alla luce in una grande povertà, in molte regioni del mondo? Come non pensare ai neonati non accolti e rifiutati, a quelli che non riescono a sopravvivere per carenza di cure e di attenzioni? Come non pensare anche alle famiglie che vorrebbero la gioia di un figlio e non vedono colmata questa loro attesa? Sotto la spinta di un consumismo edonista, purtroppo, il Natale rischia di perdere il suo significato spirituale per ridursi a mera occasione commerciale di acquisti e scambi di doni! In verità, però, le difficoltà, le incertezze e la stessa crisi economica che in questi mesi stanno vivendo tantissime famiglie, e che tocca l'intera l'umanità, possono essere uno stimolo a riscoprire il calore della semplicità, dell'amicizia e della solidarietà, valori tipici del Natale. Spogliato delle incrostazioni consumistiche e materialistiche, il Natale può diventare così un'occasione per accogliere, come regalo personale, il messaggio di speranza che promana dal mistero della nascita di Cristo.”

Papa Benedetto XVI (1927) 265° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica

dall' Udienza Generale, 17 dicembre 2008 http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2008/documents/hf_ben-xvi_aud_20081217_it.html
Udienze

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“Da noi, per una serie di ragioni che fanno capo a uno staterello piazzato proprio nel centro della capitale, è invece prassi ormai consolidata santificare anche calcisticamente la ricorrenza pasquale, anticipando il campionato al sabato. Che da un lato è una bazzecola rispetto, come dire, ad altri oneri condominiali: dall'altro una buona idea dal punto di vista familiare. È qui, a questo punto della storia che si inserisce la straordinaria abilità manageriale del governo del pallone. Come? Ma è semplice. Piazzando esattamente a metà della settimana di Pasqua una bella serata infrasettimanale, tre giorni dopo il turno precedente e a meno di altri tre (mercoledì si gioca alle 20,30, sabato alle 15 con l'eccezione serale di Inter-Juventus) da quello successivo. È vero che le società di serie A vivono, o sopravvivono, di diritti televisivi e gli incassi al botteghino rappresentano salvo rare eccezioni poco più dell'argent de poche. Ma è anche vero che una serata di campionato come quella di domani sembra studiata apposta per tornare a far scendere la già non esaltante media di spettatori. Che è sì risalita a circa 22 mila unità a partita, dalla fossa delle Marianne della scorsa stagione. Ma resta sideralmente lontana dal resto dell'Europa calcistica che conta dove pure, come si è visto, la presenza della pay tv non è meno ingombrante e condizionante. […] Al di là del versante demenzial-logistico, ci sarebbe anche un aspetto tecnico da considerare. Più gli impegni sono ravvicinati e meno bene si gioca, più le squadre sono in debito di recupero psicofisico e più sale l'agonismo, più si picchiano e meno spettacolo si vede. Piaccia o meno a chi vende il prodotto, la quantità è nemica della qualità anche nel calcio. Ma il motto di chi ce lo somministra è: purché respiri. Il calciatore, il tifoso, il telespettatore.”

Gigi Garanzini (1948) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano

18 marzo 2008

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“Non vi è peggior schiavitù di quella che s'ignora.”

Dario Martinelli (1974) musicologo e semiologo italiano

Origine: Lettera a un futuro animalista, p. 11

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“È forte il ricordo di quando, nel 2011, le celebrazioni per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia si trasformarono, in tutto il Nord, in diffusa ricorrenza popolare, con il tricolore che occhieggiava ovunque. Lì ebbe fine, dal punto di vista emotivo, il secessionismo italiano.”

Michele Serra (1954) giornalista, scrittore e autore televisivo italiano

31 ottobre 2017 http://www.repubblica.it/rubriche/l-amaca/2017/10/31/news/l_amaca_del_31_ottobre_2017-179851762/?rss&ref=RHPF-WU
la Repubblica, L'Amaca