Frasi su veterinario

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema veterinario, animale, casa, cane.

Frasi su veterinario

Matteo Salvini photo

“Mettere nelle spese da "ricchi" del Redditometro le donazioni alle associazioni di volontariato e le spese per il veterinario è una roba da matti.”

Matteo Salvini (1973) politico italiano

Origine: Dalla pagina su Facebook, post http://www.facebook.com/salviniofficial/posts/10151198149878155 del 9 gennaio 2013.

Slash photo
Sergio Caputo photo

“Mi consigli un buon veterinario chè il pediatra non mi accetta più.”

Sergio Caputo (1954) cantautore e musicista italiano

Effetti personali, n. 6
Effetti personali

Ellen Page photo
Tom Regan photo
Alan Bennett photo
Jonathan Safran Foer photo
Antonio Amurri photo

“Telefonai al veterinario: «Senta, lei non saprebbe dirmi come camminano le cagne incinte?… No, eh?»”

Antonio Amurri (1925–1992) scrittore e paroliere italiano

Zeta diventa mamma

Michela Vittoria Brambilla photo
Curzio Malaparte photo

“Un giorno Febo uscì, e non tornò più. Lo aspettai fino a sera, e scesa la notte corsi per le strade, chiamandolo per nome. Tornai a casa a notte alta, mi buttai sul letto, col viso verso la porta socchiusa. Ogni tanto mi affacciavo alla finestra, e lo chiamavo a lungo, gridando. […] Non appena si fece giorno, corsi alla prigione municipale dei cani. Entrai in una stanza grigia, dove, chiusi in fetide gabbie, gemevano cani dalla gola ancora segnata dalla stretta del laccio del chiappino. Il guardiano mi disse che forse il mio cane era rimasto sotto una macchina o era stato rubato, o buttato a fiume da qualche banda di giovinastri. […] Tutta la mattina corsi di canaio in canaio, e finalmente un tosacani, in una botteguccia di Piazza dei Cavalieri, mi domandò se ero stato alla Clinica Veterinaria dell'Università, alla quale i ladri di cani vendono per pochi soldi gli animali destinati alle esperienze cliniche. Corsi all'Università, ma era già passato mezzogiorno, la Clinica Veterinaria era chiusa. Tornai a casa, mi sentivo nel cavo degli occhi un che di freddo, di liscio, mi pareva di aver gli occhi di vetro. Nel pomeriggio tornai all'Università, entrai nella Clinica Veterinaria. […] Lungo le pareti erano allineate l'una a fianco dell'altra, come i letti di una clinica per bambini, strane culle in forma di violoncello: in ognuna di quelle culle era disteso sul dorso un cane dal ventre aperto, o dal cranio spaccato, o dal petto spalancato.”

La pelle, Il vento nero

“Attualmente gli allevamenti di pesce sulle coste della Cina affrontano molte delle stesse sfide di quelli delle zone interne. Le acque sono pesantemente inquinate da petrolio, piombo, mercurio, rame e altre sostanze. Le medicine veterinarie scaricate nelle acque costiere possono facilmente arrivare in quelle degli allevamenti e infettare le specie fuori dalle gabbie, e sebbene l'acqua sia meno inquinata di quella che si usa sulla terraferma, le acquacolture stesse, con i loro intensi cicli di produzione, possono a loro volta diventare agenti inquinanti.”

David Barboza giornalista statunitense

Origine: Da In China, Farming Fish in Toxic Waters http://www.nytimes.com/2007/12/15/world/asia/15fish.html, The New York Times, 15 dicembre 2007; citato in Jeffrey Moussaieff Masson, Chi c'è nel tuo piatto? Tutta la verità su quello che mangi, traduzione di Nello Giugliano, Cairo editore, Milano, 2009, pp. 124-125. ISBN 978-88-6052-218-4

Guido Ceronetti photo

“Ero solo in casa e Petalo come al solito si era messo a grattare la porta e a gemere nel modo più molesto e inurbano, disturbando indicibilmente la mia concentrazione profonda di filosofo. […] Con una scopa corsi alla porta e… ma non ricordo di avergli dato un colpo… forse glielo minacciai soltanto, urlandogli istericamente di filare […]. Quel che ricordo nitidamente, come se guardassi una istantanea di quel momento, è la fuga del maleamato sulla rampa della scala […]. Su ogni gradino c'erano gocce di sangue. Petalo era ferito. Era venuto a supplicarmi soccorso e si era ricevuto un colpo di scopa.Andai su a vedere, temendo di essere stato io il feritore… (Forse glielo diedi, il colpo). Stava leccando del latte, disperatamente. Una zampina era stata portata via di netto da qualcosa di terribile, e sulla schiena aveva uno squarcio, vicino al collo, un cratere di sangue. Non si lamentava più, ogni tanto ci guardava, come fossimo stati i suoi giudici, o i suoi medici.
Chiamai il veterinario, che aveva il rimedio nella borsa e che consigliò di adoperarlo subito. Era stato un cane a ridurlo in quello stato […]. Mentre il misericordioso Dottore preparava l'iniezione, [Petalo] mi fissò in modo indimenticabile e volle – proprio così – che la mia mano si posasse dolcemente sulla sua mutilazione, un grumo di dolore che spenzolava. Non so se mai più mi capiterà di supplicare mentalmente, con tanta angoscia e febbrile vergogna, qualcuno, qualche groviglio di visceri viventi, di perdonarmi, sul punto della morte.”

Guido Ceronetti (1927–2018) poeta, filosofo e scrittore italiano

Origine: La pazienza dell'arrostito, pp. 286-288