Papa Pio XII: Proprio

Papa Pio XII era 260° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica. Esplorare le virgolette interessanti su proprio.
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“Dal punto di vista morale e religioso, non si ha nulla da obiettare contro il prelievo della cornea da cadavere, cioè, contro la cheratoplastica, tanto lamellare quanto perforante, considerate in sé stesse. Per chi riceve, ossia il paziente, rappresentano un ripristino e correzione di un difetto di nascita o accidentale. In relazione al defunto, al quale si toglie la cornea, non lo si danneggia in nessuno dei beni a cui ha diritto, né nel suo diritto di tali beni. Il cadavere non è, nel significato proprio della parola, un soggetto di diritto, perché si trova privato della personalità, l'unica che può essere soggetto di diritto. Nemmeno l'espianto è più la privazione di un bene; gli organi della vista, in effetti (la loro presenza, la loro integrità), non posseggono più nel cadavere il carattere di beni, perché non gli servono più e non hanno relazione con alcun fine. Questo non significa, tuttavia, che riguardo a un cadavere di un uomo non si possa o non si abbia, in realtà, obblighi morali, prescrizioni o proibizioni; nemmeno significa che i terzi che hanno la custodia del corpo, della sua integrità e del trattamento di cui sarà oggetto, non possano cedere e non cedano, in realtà, diritti e doveri propriamente detti. Tutto il contrario.”

Origine: Da Allocuzione di Sua Santità Pio XII ai membri dell'associazione di donatori di cornea e l'Unione Italiana Ciechi http://www.malatidireni.it/filesito/trapianti%20cnt/1956%20Pio%20XII%20trapianti.pdf, 14 maggio 1956. Pubblicato in spagnolo e tradotto da Mara Della Vecchia, per conto dell'Associazione Malati di Reni onlus.

“È però un fatto doloroso che oggi non si stima e non si possiede più la vera libertà. In queste condizioni la convivenza umana, come ordinamento di pace, è interiormente snervata ed esangue, esteriormente esposta ogni istante a pericoli. Coloro, per esempio, che nel campo economico o sociale vorrebbero tutto riversare sulla società, anche la direzione e la sicurezza della loro esistenza; o che attendono oggi il loro unico nutrimento spirituale quotidiano, sempre meno da loro stessi – vale a dire dalle loro proprie convinzioni e conoscenze – e sempre più, già preparato, dalla stampa, dalla radio, dal cinema, dalla televisione; come potrebbero concepire la vera libertà, come potrebbero stimarla e desiderarla, se non ha più posto nella loro vita? Essi cioè non sono più che semplici ruote nei diversi organismi sociali; non più uomini liberi, capaci di assumere e di accettare una parte di responsabilità nelle cose pubbliche. Perciò, se oggi gridano: Mai più la guerra!, come sarebbe possibile fidarsi di loro? Non è infatti la loro voce; è la voce anonima del gruppo sociale, nel quale si trovano impegnati. Questa è la condizione dolorosa, la quale inceppa anche la Chiesa nei suoi sforzi di pacificazione, nei suoi richiami alla consapevolezza della vera libertà umana, elemento indispensabile, secondo la concezione cristiana, dell'ordine sociale, considerato come organizzazione di pace. Invano essa moltiplicherebbe i suoi inviti a uomini privi di quella consapevolezza, ed anche più inutilmente li rivolgerebbe ad una società ridotta a puro automatismo. Tale è la purtroppo diffusa debolezza di un mondo che ama di chiamarsi con enfasi "il mondo libero". Esso si illude e non conosce se stesso”

dal radiomessaggio del Natale 1951