“Il problema dell'avvenire spirituale si riferisce a tutti i principi senzienti che sono nel mondo sensibile; il riferire all'uomo questo privilegio è un grossolano antropocentrismo. […] sotto l'aspetto morale la rassegnazione e la mitezza con cui l'animale sopporta il suo destino può stare a pari di qualunque valore morale umano. […] Se le sofferenze inique e crudeli a cui una gran parte degli animali è soggetta non avessero alcun senso, ciò sarebbe nel più alto grado inconciliabile con la giustizia e la bontà divina. […] Questo solo sappiamo; che ciò che era degno di vivere, vivrà.”
Origine: Da Kant, Bocca, Torino, 1946, pp. 258-260; citato in Aldo Capitini, La compresenza dei morti e dei viventi, Il Saggiatore, Milano, 1966, pp. 236-237.