“Si narra che i genitori di Giulietta, vedendola in preda a un cupo e inesplicabile dolore e ignorando che essa era sposata a Romeo, bandito allora da Verona, deliberarono di darle marito e il padre cominciò con uno dei conti di Lodrone a trattar di nozze. La madre le disse: Rallegrati oggimai che non guari di tempo passerà che tu sarai ad un grande gentiluomo degnamente maritata. E, perché essa continuava a dolersi, aggiunse: Credi tu ch'io ti dica bugie? Non passeranno otto giorni che d'un bel donzello della casa di Lodrone tu sarai moglie. Il padre poi, vedendola inconsolabile e contraria a quel parentado le chiese se essa voleva entrar nelle monache. Questo so, conchiuse tuttavia, che tu non vuoi: donati dunque pace che io intendo di averti in un dei conti di Lodrone maritata. E stabilì che dopo pochi giorni essa dovesse incontrarsi col Lodrone in una villa presso Verona, onde Giulietta, disperata, non potendo altrimenti sfuggire alo nuovo destino, ordì il terribile progetto, che doveva condurla con Romeo alla morte. Da questo punto il conte di Lodrone scompare dalla novella del Da Porto. Ma come vi era entrato?”

da Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia
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Luigi da Porto 1
scrittore e storiografo italiano 1485–1529

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“Quanto al conte di Lodrone il Bandello che doveva bene avere conoscenza di quella famiglia e che probabilmente preparò o anche scrisse la sua novella a Verona quando vi si trovava nel 1531, gli diede il nome di Paride, il nome cioè usuale e caratteristico della casa, portato durante il secolo XV e anche dopo da parecchi individui di quella e illustrato specialmente da Paride detto Il Grande e dal suo nipote di Castel Romano, condottieri notissimi il primo nella prima metà di quel secolo nelle guerre tra Venezia e Milano, il secondo a' servizi di Venezia talvolta, e talvolta dei tedeschi, più tardi e fino al 1509… Veggansi i punti nei quali si tratta del Lodrone: "In questo tempo fu messo perle mani a messer Antonio il conte Paris di Lodrone, giovane di ventiquattro in venticinque anni, molto bello e ricco, e praticamente questo partito con non poca speranza di buon fine, messer Antonio lo disse alla moglie ed ella, parendole cosa buona e molto onorata, lo disse alla figliola." A questa lo ripeté poco dopo il padre: "t'ho ritrovato uno sposo molto nobile ricco e bello il quale è signore e conte di Lodrone". E a lei riluttante egli, indignato per questo e quasi vicino a percuoterla, impose che "volesse o no, fra tre o quattro giorni ella deliberasse andare con la madre e altri parenti a Villafranca, perciocché quivi doveva venir il conte Paris con la sua compagnia a vederla". Colà si provò poi il conte "il quale nella messa la vide, e, benché fosse pallida e melanconica, gli piacque e vene a Verona, dove con messer Antonio stabilì il parentado." Giulietta allora corse dal confesore e gli disse: "io non veggio via da svilupparmi da questo Lodrone, che ladrone e assassino mi pare volendo le cose altrui rubare. E qui cessa, anche nel Bandello la parte del promesso sposo di lei".»”

Giuseppe Papaleoni (1863–1943) storico italiano

da Il promesso sposo di Giulietta Cappelletti, in Tutte le opere, vol. 3

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“Quando avrò risolto tutti gli altri miei problemi, farò i conti con la Chiesa. Allora essa vedrà i sorci verdi.”

Adolf Hitler (1889–1945) dittatore della Germania nazista dal 1933 al 1945

Origine: Citato in "Memorie del III Reich" di A. Speer, cap.IX, p. 148 – Oscar Storia, Mondadori.

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“*Io vo' che al tenero poeta, al mio | Cecilio, o lettera, tu dica, ch'io | bramo ch'ei lascisi dietro le spalle | Como e del Lario l'amena valle, e che, i propositi d'una persona | amica a intendere, venga a Verona. | Chè se l'antifona capisce, allora | sono certissimo, la via divora.”
Poetae tenero, meo sodali | velim Caecilio, papyre, dicas | Veronam veniat, Novi relinquens | Comi moenia Lariumque litus. | Nam quasdam volo cogitationes | amici accipiat sui meique.

Gaio Valerio Catullo (-84–-54 a.C.) poeta romano

XXXV, vv. 1-7
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Variante: Io vo' che al tenero poeta, al mio | Cecilio, o lettera, tu dica, ch'io | bramo ch'ei lascisi dietro le spalle | Como e del Lario l'amena valle, e che, i propositi d'una persona | amica a intendere, venga a Verona. | Chè se l'antifona capisce, allora | sono certissimo, la via divora.

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