“Noi stessi avevamo cura di non essere privati di questa modesta illusione di libertà, perché ogni prigioniero sente la necessità di preserva­re qualche vestigio di una volontà propria. Dimenticando che la prima legge della vita del campo è l'autoconservazione fisica, noi consideravamo la nostra libertà di accettare l'illimitato sfruttamento del nostro lavoro quasi frutto di un accordo volontario, come un privilegio prezioso. Era un'eco della frase di Dostoev­skij: "La parola condannato non significa altro che un uomo pri­vato della sua volontà, e nello spender danaro una volontà pro­pria si esplica". Danaro non ne avevamo, ma potevamo mercan­teggiare i resti della nostra energia fisica, ed eravamo così prodi­ghi di essi come gli esuli zaristi dei loro copechi, quando si trat­tava di mantenere la minima apparenza della nostra umanità.”

cap. III, p. 59
Un mondo a parte

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

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“Una frase che non è di Kant, ma che si applica bene a Kant, è che l'uomo è come condannato alla libertà, e necessariamente obbligato a vivere nella sua libertà.”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

Variante: Una frase che non è di Kant, ma che si applica bene a Kant, è che l’uomo è come condannato alla libertà, e necessariamente obbligato a vivere nella sua libertà.
Origine: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio, Capitolo 4, Come è possibile agire bene, p. 78

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“Una «libertà» che sottrae al lavoratore il frutto del suo lavoro è ben lungi dalla vera libertà.”

Tat'jana L'vovna Tolstaja (1864–1950) attivista russa

Origine: Lettere dalla Rivoluzione, p. 31

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