“Come chiudersi a chiave in un cubo rosso, come spegnere ogni fiamma, come leccare sangue e lacrime, come abbracciare un amico dolce, come dimenticare il nome della prima bambola, del primo cuore, come tutto quello che hai sotto il culo mentre stai leggendo, gatti che miagolano, porte che non si aprono.”

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Isabella Santacroce 168
scrittrice italiana 1970

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“Questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio.”

Francesco Cossiga (1928–2010) 8º Presidente della Repubblica Italiana

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“Adesso | che ho | sangue infetto | nessuno vorrà più leccare | le mie ferite.”

Carmen Consoli (1974) cantautrice italiana

da Per niente stanca, n. 8
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“Il nome promette sangue, sudore e lacrime, e non garantisce mai il lieto fine.”

Marco Pastonesi (1954) giornalista italiano

da La Gazzetta Sportiva, 25 ottobre 2009

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“La disciplina e il lavoro sono le chiavi miracolose che ci aprono la porta al paradiso.”

Mobutu Sese Seko (1930–1997) politico della Repubblica Democratica del Congo

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“Le chiavi del Mediterraneo sono nel Mar Rosso.”

Pasquale Stanislao Mancini (1817–1888) giurista e politico italiano

citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 326
Origine: La frase originale è: "Voi temete ancora che la nostra azione nel Mar Rosso ci distolga da quello che chiamate il vero e importante obiettivo della politica italiana, che deve essere il Mediterraneo. Ma perché invece non volete riconoscere che nel Mar Rosso, il più vicino al Mediterraneo, possiamo trovare la chiave di quest'ultimo, la via che ci conduca ad una efficace tutela contro ogni turbamento del suo equilibrio?" (Camera dei Deputati, 27 gennaio 1885).

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“O caro amico, ci vedremo ancora, | ché sempre nel mio cuore tu rimani. | Ormai di separarsi è giunta l'ora, | ma promette un incontro per domani. | O caro amico addio, senza parole, | senza versare lacrime o sorridere. | Morire non è nuovo sotto il sole, | ma più nuovo non è nemmeno vivere.”

Sergej Aleksandrovič Esenin (1895–1925) poeta russo

da Congedo
Russia e altre poesie
Origine: Questi versi attribuiti a Esenin possono essere considerati le sue ultime parole. Si suppone siano stati scritti dal poeta con il suo stesso sangue. Quella stessa notte il poeta si sarebbe poi impiaccato nella sua camera d'albergo a Leningrado. (cfr. Elizabeth M. Knowles, The Oxford Dictionary of Quotations, Oxford University Press, 1999, p. 456 http://books.google.it/books?id=o6rFno1ffQoC&pg=PA456. ISBN 0198601735)

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