“Ma Federigo suo figlioulo fu di altissimo animo, e delle cose di Stato intendentissimo. Comeché egli avesso conservato il sistema della polizia normanna, pure accrebbe, e vie meglio ordinò alcune leggi, e tutte le ridusse in un codice. Al gran Giustiziero aggiunse quattro Giudici, o sia la Gran Corte. E statuì che due volte l'anno nella città di Piazza [Piazza Armerina] si dovesse tener parlamento, ove si presentassero contro i Magistrati le querele dei sudditi. E in questi tempi cominciano a far comparsa le Università, e ad assister nei Parlamenti. E quantunque egli fosse involto in continue, ed aspre guerre, pure amò le lettere, e nella sua Corte in Palermo fu coltivata la poesia volgare, dove fiorirono «I Siciliani, Che fur già i primi.»”

Discorsi intorno alla Sicilia, Libro I, pp. 22-23
Citazioni sull'operato di Federico II, Rosario Gregorio
Origine: Citato in http://books.google.it/books?id=SnQ1AAAAcAAJ&pg=PA348&lpg=PA348&dq=sicilia+invidia&source=bl&ots=DhEtEYcd-J&sig=HcontYKrwT6FSwOsJxm0jOnESaU&hl=it&sa=X&ei=4ldlVMiCIoPUOOHggZAP&ved=0CGcQ6AEwDA#v=onepage&q=sicilia%20invidia&f=false.

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 21 Maggio 2020. Storia

Citazioni simili

Elio Vittorini photo
Federico II del Sacro Romano Impero photo
Roberto Calderoli photo
Niccolo Machiavelli photo

“Dopo il 1494, sendo stati i principi della città cacciati da Firenze, e non vi essendo alcuno governo ordinato, ma più tosto una certa licenza ambiziosa, ed andando le cose publiche di male in peggio; molti popolari, veggendo la rovina della città, e non ne intendendo altra cagione, ne accusavano la ambizione di qualche potente che nutrisse i disordini, per potere fare uno stato a suo proposito, e tôrre loro la libertà; e stavano questi tali per le logge e per le piazze, dicendo male di molti cittadini, minacciandogli che, se mai si trovassino de' Signori, scoprirebbero questo loro inganno, e gli gastigarebbero. Occorreva spesso che di simili ne ascendeva al supremo magistrato; e come egli era salito in quel luogo, e che vedeva le cose più da presso, conosceva i disordini donde nascevano, ed i pericoli che soprastavano, e la difficultà del rimediarvi. E veduto come i tempi, e non gli uomini, causavano il disordine, diventava subito d'un altro animo, e d'un'altra fatta; perché la cognizione delle cose particulari gli toglieva via quello inganno che nel considerarle generalmente si aveva presupposto. Dimodoché, quelli che lo avevano prima, quando era privato, sentito parlare, e vedutolo poi nel supremo magistrato stare quieto, credevono che nascessi, non per più vera cognizione delle cose, ma perché fusse stato aggirato e corrotto dai grandi. Ed accadendo questo a molti uomini, e molte volte, ne nacque tra loro uno proverbio che diceva: Costoro hanno uno animo in piazza, ed uno in palazzo.”

libro I, cap. XLVII
Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio

Giosue Carducci photo

“il Giudice, come le forze dell'ordine di Polizia devono saper applicare le leggi secondo giustizia e operare sempre con i principi della rettitudine”

Carlo Biotti (1901–1977) Giudice della Corte Suprema di Cassazione, Presidente del Tribunale di Milano, Consigliere di Amministrazio…

Attribuite

Argomenti correlati