dalla lettera a Nino Filiputti del 28 dicembre 1928; p. 683
Citato in Luigi Russo, La critica letteraria contemporanea
“Le sue pagine più grandi sono questa squallida trenodìa di mastro-don Gesualdo e l'elegia che chiude I Malavoglia: la nostalgia del lavoro e la nostalgia delle pareti sacre della casa, i due motivi dominatori dello spirito verghiano. Dopo il Manzoni nessuno ha scritto in Italia pagine marmoree come quelle della morte di don Gesualdo: per la loro grandezza sinistra, per la loro sobrietà terribile le so paragonare soltanto alla scena del Griso che deruba don Rodrigo. Don Gesualdo muore, abbandonato dalla figlia, affidato ai servi cinici: il tono freddo di quelle due pagine ripercuote sordamente il loro fastidio e la loro insensibilità. Bisogna leggerle e ripensare alla nostra letteratura contemporanea, per sentire l'enorme differenza tra l'arte e la frase.”
Origine: Da Dante, Manzoni, Verga, D'Anna, 1955, pp. 258-260.
Origine: In Maria Acrosso, La critica letteraria, p. 597
Argomenti
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critico letterario italiano 1883–1952Citazioni simili
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