E, perché nessuno creda che io voglia darla ad intendere, leggiamo nel testo stesso di Mosè, quel che segue: «E dissero: "Orsù; fabbrichiamoci una città ed una torre, la cui cupola giunga fino al cielo; e facciamoci un nome prima di essere dispersi su tutta la faccia della terra". E scese il Signore a vedere la città e la torre, che i figli degli uomini edificavano. E disse il Signore: "Ecco, essi sono un medesimo popolo, e una medesima lingua hanno tutti; e questo cominciarono a fare; ed ora non resteranno dal compiere tutto ciò che hanno cominciato. Dunque: discendiamo là, e confondiamo la loro lingua, affinché non capisca l'uno la parola dell'altro". E li disperseil Signore Iddio su tutta la faccia della terra, ed essi cessarono di fabbricare la città e la torre».
Poi volete che a questo crediamo; ma voi non credete a ciò che dice Omero degli Aloadi, che tre montagne meditavano di porre l'una sull'altra, «onde fosse ascendibile il cielo». Per me io dico che questo racconto è ugualmente favoloso che quello. Ma voi, che il primo accogliete, per qual ragione, in nome di Dio, respingete la favola di Omero? Poiché questo - credo - uomini ignoranti non lo capiscono: che, se anche tutte le genti che popolano la terra avessero la medesima voce e la medesima lingua, fabbricare una torre che arrivi fino al cielo non potrebbero affatto, quand'anche facessero mattoni di tutta quanta la terra. Mattoni ce ne vorrebbero infiniti di grandezza pari a tutta intera la terra per arrivare al solo cerchio della luna. Ammettiamo pure che tutte le genti si siano riunite parlando una stessa lingua ed abbiano ridotto in mattoni e cavato le pietre di tutta la terra; come potranno arrivare fino al cielo, se anche la loro opera dovesse stendersi più sottile di un filo allungato? In conclusione: voi che stimate vera una favola così evidentemente falsa, e pretendete che Dio abbia avuto paura della unità di voce degli uomini e per questo sia disceso a confonderne le lingue, oserete ancora menare vanto della vostra conoscenza di Dio?
Contro i galilei
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citato in Ammiano Marcellino, Rerum gestarum libri
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Flavio Claudio Giuliano: Frasi in inglese
Upon the Sovereign Sun (362)
Upon the Sovereign Sun (362)
Upon The Mother Of The Gods (c. 362-363)
Now this is very different in the case of men, for theirs is a double nature mixed up in one, that of soul and body; the former divine, the latter full of darkness and obscurity: hence naturally arise warfare and discord between the two.
Upon the Sovereign Sun (362)
Fragmentum Epistulae 288a-305d
General sources
From whom then does it receive its eternity and imperishability, if not from him who holds all things together within defined limits, for it is impossible that the nature of bodies (material) should be without a limit, inasmuch as they cannot dispense with a Final Cause, nor exist through themselves.
Upon the Sovereign Sun (362)
This opinion is consistent with sound reason: if we consider the light that is without body, we shall perceive that of such light the source cannot be a body, but rather the simple action of a mind, which spreads itself by means of illumination as far as its proper seat; to which the middle region of the heavens is contiguous, from which place it shines forth with all its vigour and fills the heavenly orbs, illuminating at the same time the whole universe with its divine and pure radiance.
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