Friedrich Nietzsche: Uomo

Friedrich Nietzsche era filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco. Esplorare le virgolette interessanti su uomo.
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“Fra eterni dubbi e nebbie persistenti ci sforziamo chiediamo nuovamente e con più forza: che promesse ha mantenuto il profeta? Dopo che l'olezzo delle divinità è stato spazzato via dal vento della nuova verità che fine ha fatto l'abisso misterioso dionisiaco nettare dio-non-dio di cui la nuova umanità doveva cibarsi? Che forse ci siamo nuovamente imbastarditi, dunque forse ci ritroviamo rimpinzati a adorare nuovi idoli moderni resi forti proprio dalla distruzione di tutto ciò che era vetusto antiquato, d'inciampo alla manifestazione della vita? Che ne è stato della volontà di potenza che ha permesso di poter proseguire su corde tese sull'abisso più tremendamente vertiginoso? Abbiamo sciolto i legacci che impedivano alle ali di avere l'aria per poi convincersi che volare è una storia da fanciulli? Abbiamo venduto per trenta denari d'argento il segreto in cambio dello sfatamento, del disincanto? Abbiamo rotto un eterno ritorno per un nuovo ciclo di diverso periodo e rivoluzione. Abbiamo fatto rapprendere il caos in caso. Abbiamo in definitiva preteso troppo e non siamo riusciti a non scoppiare per poi accasciarci divelti e lasciarci trasportare da quello che è il mondo. Ammettiamolo siamo stati a volte e di nascosto paghi e soddisfatti, anche noi abbiamo acceso qualche lume, bruciato del grasso odoroso ai nuovi dei, commesso nuovi peccati seguito nuove virtù. C'è un qualche scarto fra quello che profondamente siamo e quello che semplicemente pensavamo pensiamo d'essere. E come se la sovrapposizione fra le due cose fosse imperfetta. Ed è li che si insinua, in quelle crepe in quelle fessure, tutto ciò che non è libertà. Cos'è a questo punto l'Uomo. Anche i prefissi hanno fallito. Dobbiamo rassegnarci? A cosa dobbiamo rassegnarci. Al fatto di non poter tornare indietro che ciò che si smaschera non può essere rivelato? all'impossibilità di reggere il tremendo paradosso di un nulla adesso non più ricolmo e saturo di potenza ma sempre più vuoto? Giuravamo guerra a quelli dell'umanità e adesso non riusciamo a reggere i nostri inganni, ecco ciò che ci siamo ridotti a pensare. Come rispondere a questi tranelli come sfuggire a queste perseguitanti domande? Ecco la mia estrema panacea e rimedio: innalzate vorticose are all'esempio unico comandamento e redentore unica grazia e liberazione. Che vibri il fiato negli ottoni per annunciare l'Unico nostro strumento contro la nostra rassegnazione.”

da una lettera al dott. Skitafka 24 agosto 1900

“Maturità dell'uomo: significa aver ritrovato la serietà che da fanciulli si metteva nei giuochi.”

94; 2007
Variante: Maturità dell'uomo significa avere ritrovato la serietà che si metteva nel gioco da bambini.

“Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi: salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo. È così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere ed il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell'attimo e perciò né triste né annoiato… L'uomo chiese una volta all'animale: "Perché mi guardi soltanto senza parlarmi della felicità?" L'animale voleva rispondere e dice: "Ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire"”

ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque: così l'uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre accanto al passato: per quanto lontano egli vada e per quanto velocemente, la catena lo accompagna. È un prodigio: l'attimo, in un lampo è presente, in un lampo è passato, prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come fantasma e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via – e improvvisamente rivola indietro, in grembo all'uomo. Allora l'uomo dice "Mi ricordo".
Origine: Da Considerazioni inattuali.

“Per la ventesima volta ho ieri assistito al capolavoro di Bizet e ancora l'ho udito con la stessa gentile reverenza. Mi sorprende di poter così vincere la mia impazienza. Ma guardare come un'opera siffatta integri la natura di un uomo. Essa è malvagia, perversa, raffinata, fantastica, eppure avanza con passo leggero e composto; la sua raffinatezza non è quella di un individuo, bensì di una razza. Si sono mai uditi sulla scena accenti più tragici, più dolorosi? E come sono ottenuti? Senza smorfie, senza contraffazioni di alcun genere, in piena libertà dalle bugie del "grande stile". Io mi sento diventar migliore quando questo Bizet mi parla. Il mio udito si sprofonda in quella musica; ne percepisco le origini; mi par di assistere alla sua nascita e tremo davanti ai pericoli che ci accompagnano a qualunque audacia; mi trovo incantato dai felici ritrovamenti che Bizet stesso ignora. Sopra quest'opera la fatalità sta sospesa; la felicità di essa è corta, fulminea, e non conosce dilazioni. Io invidio a Bizet il coraggio di questa sua sensibilità eccezionale, che prima di adesso non aveva trovato mezzo per esprimersi nella musica colta d'Europa; il coraggio di questa sensibilità meridionale, brunita, arsa dal sole… Ah finalmente l'amore, l'amore ricondotto indietro verso la natura!… L'amore come destino, come un destino cinico, innocente, crudele, l'amore esatto nella sua forma natura. Io non conosco altro esempio dove la tragica ironia che costituisce il nocciolo dell'amore sia stata espressa con tale severità, con formula così terribile come nell'ultimo grido di José: Oui, c'est moi qui l'a tuée, Carmen, ma Carmen adorée….”