“Eccettuata la pittura murale molto guasta del chiostro di Sant'Onofrio a Roma, non esiste per quanto io sappia alcuna opera del Boltraffio in tutta l'Italia centrale e del sud. La Madonna di Sant'Onofrio, che il dottor G. Frizzoni per primo, e credo a buon diritto, ha dichiarato opera di mano del Boltraffio e non di, è riconoscibile per opera del Boltraffio non foss'altro all'alto ovale della testa della Vergine, molto caratteristico per questo autore. Nelle condizioni in cui si trova tuttavia questo affresco vuolsi considerare quasi perduto. Chi poi desidera conoscere più davvicino l'austero Boltraffio, cerchi i suoi quadri, la maggior parte piccoli, a Milano sua patria […].”

Origine: Gustavo Frizzoni (1840–1919), critico d'arte italiano.
Origine: Della pittura italiana, p. 159

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 04 Giugno 2020. Storia
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Giovanni Morelli 15
storico dell'arte e politico italiano 1816–1891

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“L'opera può insegnare qualcosa, non l'artista. Un buon numero di artisti sono molto stupidi, sa.”

Louise Bourgeois (1911–2010) scultrice e artista francese

in risposta alla domanda: «Può un artista insegnare qualcosa?» postale da Francesco Bonami
Origine: Distruzione del padre, Ricostruzione del padre. Scritti e interviste, p. 291

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“Erano queste le caratteristiche invocate dai partigiani dell'integrazione. I responsabili del movimento operaio lavoravano quindi all'avvicinamento tra operai ebrei e non ebrei, assicurando che quello che li accomunava (la loro condizione) era più importante di quello che li divideva (l'ebraismo). Senza dubbio, nei gruppi operai ebraici ci si esprimeva soprattutto in yiddish, ma per il semplice motivo che quello era il modo più facile di comunicare. Tuttavia, il primo intellettuale ebreo a constatare le difficoltà di un progetto di assimilazione fu proprio Martov. Indirizzandosi il 1º maggio 1894 agli operai di Vilno, egli affermò che gli interessi degli operai russi ed ebrei non erano sempre concordanti. Certamente, essi dovevano lottare insieme, ma gli ebrei non potevano fidarsi completamente dei russi. Occorreva dunque, concluse Martov, formare delle organizzazioni separate. Opinione destinata ad avere un seguito in un'epoca in cui un terrificante antisemitismo era diventato prassi quotidiana.
Fu contro questa visione specifica di un movimento operaio ebraico che il Bund venne invece fondato. Senza dubbio, al momento della sua costituzione, era un'organizzazione della classe operaia ebraica, ma, nello spirito di Martov si trattava di un temporaneo sacrificio alle condizioni specifiche della Russia; il fine ultimo era sempre l'internazionalizzazione della classe operaia che bisognava preparare.”

Hélène Carrère d'Encausse (1929) storica francese

cap. 3, p. 67
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