“[Sulla battaglia di Maida] I dintorni di Maida furono nel 1806 teatro d'una lotta tra francesi e inglesi, allora alleati della corte di re Ferdinando a Palermo. Il generale Stuart, con lo scopo di fomentare l'insurrezione delle Calabrie contro i francesi, sbarcò nel golfo di Sant'Eufemia alla fine del mese di agosto 1806, con 4200 inglesi. […] Lo scopo immediato dello sbarco era di tagliare le comunicazioni tra le province citeriori e quelle ulteriori, il che sarebbe stato facile da realizzare in questa parte dell'istmo. Il generale Stuart avendo indugiato troppo ad eseguire i suoi piani fu obbligato a dare battaglia sulle rive paludose del Lamato, dove Reynier venne a tappe forzate ad offrirgli il combattimento. Le truppe francesi erano appoggiate a sinistra sulle montagne di Maida e a destra sul fiume. Il generale inglese aveva piazzato la sua linea di battaglia parallelamente alla riva del mare, appoggiandosi a sinistra sulle colline di Sant'Eufemia, a destra sulla foce del Lamato e coprendosi in questo punto con un nugolo di volteggiatori.
Il generale Compère alla testa dell'avanguardia cominciò l'attacco attraversando il fiume, ma fu ricevuto da un fuoco nutrito che lo fermò di botto e gli causò perdite notevoli. Lui stesso ebbe un braccio fracassato. Stuart completò la sua disfatta con un attacco frontale sostenuto dall'artiglieria. Reynier restato troppo indietro dal combattimento non poté sostenere l'avanguardia che fu sbaragliata e, considerate le sue perdite, dovette ordinare la ritirata su Catanzaro, abbandonando il campo di battaglia agli inglesi.”

da Colonna mobile in Calabria , pp. 205 sgg.

Estratto da Wikiquote. Ultimo aggiornamento 02 Aprile 2023. Storia

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“[Sulla battaglia di Maida] […] il primo giugno, una squadra inglese venne a gettare l'ancora nel golfo di Eufemia per sbarcare sulla spiaggia, fra la foce del Lamato e quella dell'Angitola, un contingente di seimila soldati britannici comandati da sir John Stuart, nonché alcuni personaggi atti a capeggiare una insurrezione popolare nel paese. Era allora di stanza a Nicastro una compagnia di polacchi al comando del capitano Laskowsky. Essa si portò sulla riva insieme a un corpo di volontari a cavallo formato dai giovani della nobiltà cittadina, che, come già nel 1799, aveva abbracciato la causa dei francesi. Ma dopo un breve combattimento la piccola formazione dovette ripiegare su Maida, dove il generale Reynier stava raccogliendo in tutta fretta le forze francesi più vicine. Subito la plebe di Nicastro prese le armi e risollevò la bandiera dei Borboni, mise a sacco le case dei nobili sostenitori del re Giuseppe e sgozzò i soldati francesi malati che gremivano l'ospedale civile. «Nella città di Nicastro» scriveva qualche giorno dopo Giuseppe a Napoleone, «il comandante delle guardie d'onore è stato accecato e poi crocifisso; era un principe che mi aveva accolto in casa sua». La sera del 3 il generale Reynier, scorgendo Nicastro illuminata dal balcone della casa da lui occupata a Maida, disse agli ufficiali del suo stato maggiore: «Domani batteremo gli inglesi e dopodomani bruceremo Nicastro». […] Reynier disponeva solo di 4.000 uomini. Tutto gli imponeva di attendere gli inglesi nella posizione eccezionalmente forte di Maida, da dove difficilmente lo avrebbero potuto scacciare. Ma egli credette che anche dei britannici, come già dei napoletani, sarebbe venuto a capo con facilità. Commise perciò l'errore, enorme, di scendere in pianura per attaccare in campo loro le forze di sir John Stuart, superiori di numero, e per giunta appoggiate dall'artiglieria della flotta. Lo scontro ebbe luogo il 4 luglio; esso fu breve e terminò con la disfatta delle nostre truppe. In questa occasione, come in quasi tutte le battaglie che ebbero luogo in quello stesso periodo tra le due nazioni, il sangue freddo e la precisione di tiro degli inglesi fermarono nettamente l'impeto dei francesi e inflissero loro perdite enormi rispetto al numero degli arruolati. Era la prima volta, da lunghissimo tempo, che i francesi subivano una sconfitta per terra. Sir John Stuart ne fu tanto orgoglioso che arrivò ad insultare i vinti. «Mai» disse nel suo rapporto, «la vanità del nostro presuntuoso nemico è stata più duramente mortificata, mai la superiorità delle truppe britanniche più gloriosamente provata come negli avvenimenti di questa giornata memorabile». Sebbene da entrambe le parti pochissime fossero le truppe schierate, la battaglia ebbe conseguenze rilevanti. I francesi perdettero per qualche tempo tutta la Calabria. Il generale Reynier fu costretto a ritirarsi in disordine per la vallata del Lamato su Catanzaro, che raggiunse con molta fatica l'indomani.
Fortunatamente, per lui, gli inglesi non pensarono ad inseguirlo. Di lì a qualche giorno, pago del suo successo, sir John Stuart fece nuovamente imbarcare i suoi uomini, dopo aver calato a terra il materiale necessario ad armare una insurrezione calabrese, a capo della fu designato il maggiore Gualtieri, soprannominato Pane di Grano.”

François Lenormant (1837–1883) assiriologo e numismatico francese

citato in Viaggiatori stranieri nel Sud, a cura di Atanasio Mozzillo, Saggi di cultura contemporanea, 1982, Edizioni di Comunità, Milano, p. 288

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“[A chi gli chiedeva come si sarebbe comportato nel caso di uno sbarco degli inglesi nello Schleswig-Holstein] Li farò arrestare!”

Otto Von Bismarck (1815–1898) politico tedesco

Origine: Citato in Fumagalli, p. 680.

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“Per gli inglesi sono francese, per i francesi sono troppo inglese. Devo sempre lottare per avere una parte.”

Eva Green (1980) attrice francese

Origine: Da Non sono io che mi spoglio, è il mio personaggio, intervista di Paola de Carolis, Io Donna, 1° febbraio 2014.

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“I diritti umani non sono iniziati con la Rivoluzione francese […] [essi] in realtà derivano da una miscela di giudaismo e cristianesimo […] [noi inglesi] nel 1688 abbiamo avuto la nostra rivoluzione silenziosa, in cui il Parlamento ha esercitato la sua volontà sul re […] non era il tipo di rivoluzione che c'è stato in Francia […] "Libertà, uguaglianza, fraternità"”

Margaret Thatcher (1925–2013) primo ministro del Regno Unito

penso che abbiano dimenticato gli obblighi e i doveri. E poi, naturalmente, la fraternità è scomparsa da tempo. (da Les droits de l'homme n'ont pas comence en France, intervista per il quotidiano francese "Le Monde", 13 luglio 1989)
Human rights did not begin with the French Revolution [...] [they] really stem from a mixture of Judaism and Christianity [...] [we English] had 1688, our quiet revolution, where Parliament exerted its will over the King [...] it was not the sort of Revolution that France's was [...] "Liberty, equality, fraternity" — they forgot obligations and duties I think. And then of course the fraternity went missing for a long time.
Premiership, Terzo mandato come primo ministro

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“Non ho nessun ricordo di una prima lingua. Per quanto ne so, parlo con la stessa facilità l'inglese, il francese e il tedesco.”

George Steiner (1929–2020) scrittore e saggista francese

III, 1; p. 112
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