“[Su Ignazio Silone] Leggendo i suoi primi romanzi, Fontamara, Pane e vino, Il seme sotto la neve, e pur ammirandoli, ero caduto in abbaglio sull'autore. Lo avevo preso per uno di quegl'industriali dell'antifascismo che, riparati all'estero, avevano trovato nella universale avversione alla dittatura una comoda scorciatoia al successo dei libri di denunzia. Lo consideravo insomma un profittatore del regime a rovescio (come del resto ce ne sono stati). E una conferma mi era parso di vederla nel fatto che finito, col fascismo, l'antifascismo, parve finito anche il narratore Silone.
Poi vennero Una manciata di more, Il segreto di Luca, La volpe e le camelie. Ma vennero soprattutto alcuni saggi politici che mi costrinsero a ricredermi. Ed era proprio questo che non riuscivo a perdonargli. Mi era antipatico non per i suoi, ma per i miei errori. Più lo conoscevo attraverso i suoi scritti, e più dovevo constatare che non solo egli non somiglia affatto al personaggio che m'ero immaginato, ma che anzi ne rappresenta la flagrante contraddizione.”
Origine: I protagonisti, pp. 180-181
Argomenti
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giornalista italiano 1909–2001Citazioni simili

“L'avversione non pur d'Italia, ma d'Europa.”
citato in Harold Acton, Gli ultimi Borboni di Napoli

“E avremo pane per non morire e rabbia per proseguire e vino e vino per chi ci seguirà…”
da Unò-duè
Unò Dué

“Siamo un regime che non diventa dittatura perché corretto dall'anarchia di tutti.”
Origine: Aforismi, p. 77